Intervista: Cecco e Cipo, gioia, passione e fallimento

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Un successo davvero notevole, soprattutto per le proporzioni dell’indie italiano, dovuto sì a un’apparizione a X Factor ma anche alla capacità di sorprendere e conquistare stando all’interno dei tre minuti classici della canzone: Cecco e Cipo, centinaia di clic su YouTube dopo, tornano in pista con un album intitolato programmaticamente Flop (qui la recensione). Li abbiamo intervistati.

Concerti trionfali, premi, clic a tonnellate… L’ultima volta che vi ho intervistato per TraKs, eravate Cecco e Cipo, ora siete delle superstar. Che effetto fa?

No, ma che superstar, le superstar sono i calciatori e noi non giochiamo più a calcio, se avessimo continuato saremmo potuti esserlo, ma ci si è messa di mezzo la musica.. :) A parte gli scherzi, ci ha fatto un sacco piacere vedere il nostro pubblico allargarsi, e avere avuto la possibilità di suonare tanto come quest’anno, sarà un’esperienza che non dimenticheremo mai, e che speriamo si possa ripetere anche col prossimo tour

Chiamare “Flop” il disco vuol dire che un minimo avete risentito dell’attenzione e della pressione. Come avete affrontato il lavoro su questo disco nuovo?

Sì, un po’ ne abbiamo sofferto, specialmente Cipo, ovviamente perché tiene tanto al nostro progetto… Abbiamo deciso di chiamare il disco così proprio per le pressioni che Cipo si sentiva addosso ogni volta che andavamo a suonare, per la paura che il locale fosse vuoto, decretando il nostro fallimento visto che gli altri locali sarebbero venuti a saperlo.

Abbiamo deciso così di chiamare il disco come lui definiva scaramanticamente ogni nostro spettacolo: “un flop!”, in modo da farlo stare più tranquillo. Tornando alla realizzazione del disco, l’abbiamo affrontata con la solita gioia e passione che si provano quando le tue idee si vestono di concreto, è ovvio che i dubbi restano perché le canzoni devono piacere soprattutto a chi le sente, ma ci siamo rimboccati le maniche cercando di raggiungere entrambe le finalità e abbiamo tirato su un lavoro di cui siamo onestamente e complessivamente soddisfatti.

Sembra che in qualche canzone abbiate voglia di contraddire, anche per ridere, l’immagine che vi si è ritagliata addosso: “Io sono incazzato” per andare contro il discorso dei “sempre sorridenti”, “Jazz Club” e “Rock’n’roll” per cambiare un po’ prospettive sonore… Da quali spunti nascono questi brani?

Sì, da bravi toscani ci piace molto scherzare su di noi, siamo i primi a prenderci in giro e ridere su un’eventuale nostra “cappellata”, infatti “io sono incazzato” è un pezzo ironico, che ricorda alle persone di non prendersi troppo sul serio anche se il mondo sta vivendo, per citare Caparezza, un’ “età dei figuranti”.

Per quanto riguarda la presenza di brani come “Jazz Club” e “Rock’n’roll” sono entrambe dettate dal fatto che a noi piace spesso sperimentare appunto sonorità nuove, lo abbiamo fatto in tutti e due dischi passati… Queste due canzoni, in particolare, sono omaggi a generi musicali che ci attraggono e in cui ci siamo voluti cimentare… In più, il “Jazz Club” è un locale nel centro di Firenze dove puntualmente ogni domenica si reca Cipo, e dove se ti capita di entrare respiri le stesse sensazioni che si provano ascoltando questa canzone.

Cecco e Cipo: nessuno con cui scambiare i doppioni

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Anche in questo disco ci sono brani che guardano con ironia al passato come “Nostalgia”, ma anche citazioni di Lucio Dalla e perfino di Ligabue nascoste tra le righe. Insomma, continuate a mangiare Zigulì e collezionare figurine Panini?

Certo, tant’è che Cecco sta collezionando l’album dei calciatori Panini di quest’anno (è un po’ un’impresa visto che non ha nessuno con cui scambiare i doppioni, ma ci sta lavorando e spera di finirlo presto)… e Cipo sperimenta sempre i gusti nuovi delle Zigulì… Non possiamo smettere di pensare e rammentare quelle sensazioni, è più forte di noi… Abbiamo avuto l’infanzia fortunatamente piena di ricordi felici, e quindi anche tanto materiale per le nostre canzoni…

Dopo la vostra esperienza a X Factor, consigliereste ai gruppi di partecipare ai talent? E se sì, con quale atteggiamento?

Direi proprio di sì, per esperienza personale, visto che ci si sono aperte un sacco di porte dopo la nostra partecipazione… Ovviamente non va sempre bene, e noi, diciamocelo, un po’ fortunati lo siamo stati.. I talent comunque sono una vetrina pazzesca, è un dato indiscutibile, ma vanno presi con le molle, perché se si punta tutto su quello ci sta di rimanere fregati.. Bisogna costruirsi un progetto prima di tutto, e avere fatto una buona gavetta, poiché se dovesse andare bene, è importante non farsi cogliere impreparati. Ovviamente ripeto, parlo per esperienza personale, ma a noi è servito tanto suonare in giro.

Chi è o chi sono gli artisti indipendenti italiani che stimate di più in questo momento e perché? 

Sicuramente Brunori, ci piace molto, fin dall’inizio, nella scena indipendente ci sono un sacco di gruppi interessanti che seguiamo da tempo, come gli Zen Circus, Tre Allegri Ragazzi Morti, I Cani, Lo Stato Sociale, i Nobraino, Marta sui tubi,  ci ascoltiamo in qualche modo delle novità, o comunque qualcosa di diverso dalla solita musica che passa per le radio che ormai ha intasato le orecchie a molte persone, sia a livello di testo sia melodico ci ascoltiamo cose interessanti.
Foto di Giovanni Coniglio
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