Procedendo sulla strada per consolidare forza e talento nella propria musica, Sara Cappai e Gianmarco Cireddu, cioè i Diverting Duo, hanno pubblicato Desire, nuovo album ben accolto anche dalla critica (qui l’unica critica che ti deve interessare sul serio, cioè la recensione di TraKs). Abbiamo rivolto qualche domanda ai due.
Quali sono state le premesse del vostro ultimo disco, “Desire”? Con quali obiettivi avete iniziato a lavorare sul disco? Li avete raggiunti, a fine lavorazione?
Desire è nato con la necessità di impostare un discorso più personale rispetto gli altri dischi. Abbiamo scelto di registrare da noi i pezzi prendendo in mano il discorso creativo dalla A alla Z e facendo in modo che la visione del pezzo, per chi poi ne avrebbe fruito, fosse esattamente quella che poi si ha durante i nostri live set.
In sostanza non volevamo che qualcun altro mettesse “mano” sull’aspetto stilistico ed estetico del disco. Crediamo di esserci riusciti. Abbiamo poi completato il tutto occupandoci anche della realizzazione della grafica del disco e del video del primo singolo Here and Elsewhere.
Quali sono state le difficoltà maggiori che avete incontrato nel realizzare il disco, se ci sono state?
In un certo senso quando lavori ai tuoi stessi pezzi la difficoltà maggiore a un certo punto della lavorazione è quella di riuscire a staccare, ogni tanto avere una visione esterna e più obiettiva del lavoro da fare su ogni pezzo. Per questo motivo ogni tanto è stato necessario staccare, lasciare in stallo alcuni pezzi per poi tornarci con idee più chiare. Al tempo non avevamo una vera e propria deadline ma in definitiva anche mentalmente abbiamo cercato di non rendere infinito questo processo. Esiste un detto “un mix non si finisce, si abbandona”; in effetti è più’ o meno vero!
Avete editato e missato il disco in proprio, mentre avete scelto Carl Saff per il mastering: potete spiegare le ragioni di queste scelte?
Il mastering è un processo di finitura delle tracce mixate, serve a rendere i pezzi fruibili su tutti i supporti. Abbiamo lavorato nuovamente con Carl Saff che con macchinari analogici e non ha preparato i pezzi per la stampa.
Diverting Duo, perdere e ritrovare se stessi
Come nasce “Dark Haze”, a mio parere uno dei vertici del disco?
Tutti i nostri pezzi nascono solitamente da improvvisazioni in sala prove. Attacchiamo gli strumenti all’impianto e suoniamo lasciando le idee libere; nel mentre registriamo le improvvisazioni. In un secondo momento riprendiamo l’ascolto di ciò che ne è venuto fuori e teniamo quello che più’ ci sembra interessante. Dark haze è nata più’ o meno in questo modo.
Gianmarco ha lasciato la chitarra da parte per suonare i sintetizzatori e abbiamo articolato le due linee armoniche per poi lavorare sulle batterie elettroniche. E’ una canzone con molte coloriture e sfumature dove anche la voce è più libera. Il pezzo parla di perdere e ritrovare se stessi sia in senso fisico che in senso metafisico.
In un certo senso deludere tutti per allontanarsi forse definitivamente ma poi tornare al punto di inizio in una nuova forma e con un nuovo io per poi scoprire che anche tutto il resto è cambiato e che tutti facciamo parte di una realtà afferrabile e comprensibile solo in parte. Anche per noi è uno dei pezzi più importanti del disco.
Potete raccontare la strumentazione principale che avete utilizzato per suonare in questo disco?
Ci siamo procurati un buon microfono per le voci e un preamplificatore che riuscissero a catturare i suoni in maniera ottimale. Lavoriamo con un programma multitraccia su Mac mentre Per quanto riguarda i sintetizzatori abbiamo usato un Jp8000, Jp8080, Nord Wave, Alpha Juno 1. Gianmarco usa poi tutta una serie di pedali per caratterizzare i suoni di chitarra.
Chi è o chi sono gli artisti indipendenti italiani che stimate di più in questo momento e perché?
Father murphy, Lilies on Mars, Japanese gum, Schonwald, Julinko, Was, Be forest, CYMBLS, His Clancyness, Welcome back sailors, Wolther goes stranger, Hermetic brotherhood of luxor, Matilde Davoli.
Sono tutti progetti che seguiamo, alcuni di loro sono amici, altri sono più’ che amici. Sapere che la musica in italia ha rappresentanti di questo calibro ci da motivo di forte ispirazione.