Un anno e mezzo dopo il molto lodato ‘Na Storia, i Niggaradio riportano alla luce il proprio mix di culture e di suoni, opportunamente sottolineato fin dal titolo del nuovo disco, FolkBluesTechno’n’Roll… e altre musiche primitive per domani (qui la recensione e lo streaming). Abbiamo rivolto qualche domanda alla band.
E’ passato relativamente poco tempo da “‘Na Storia”: la nuova uscita testimonia un periodo particolarmente fertile per la vostra band, oppure questi sono i vostri ritmi “normali”?
Be’, diciamo tutte e due le cose, è un periodo “difficile” quello che tutti noi viviamo e quindi ricco di spunti, e noi comunque lavoriamo a ritmi “elevati”. Diciamo che dall’uscita di “Na Storia” è passato più di un anno e mezzo.
Avete rinunciato all’inglese optando quasi sempre per il dialetto in questo disco nuovo: potete spiegare la scelta?
La nostra è una lingua ricca ma al contempo agile, si presta a essere piegata alle necessità della musica che ci piace, in più ci serviva una cosa che aiutasse a “solidificare” la nostra essenza. Crediamo che per essere “universali” o quanto meno interessanti a livello internazionale serva una “radice” identificativa forte e il siciliano ci ha aiutato anche in questo.
Anche dal punto di vista sonoro, la componente blues/rock in alcuni casi sembra piuttosto indurita, come se foste ancora più “arrabbiati” rispetto al primo disco… Tutto spontaneo oppure avete deciso di cambiare qualcosa già a livello di progetto del disco?
Oh, sì tutto spontaneo.Volevamo mostrare quel che spesso vediamo in giro e che spesso ci fa “incazzare” , così in alcuni casi abbiamo premuto sull’acceleratore
Niggaradio, per prima cosa la stanza
Come nasce la canzone “‘U Balcuni ‘I l’Incantu” e la collaborazione con Basile?
‘U balcuni ‘i l’incantu nasce in una sera d’estate, estate siciliana … con uno che sta seduto per terra con una chitarra semiacustica appoggiata sulla testa. Sta li, si dondola e canta una nenia perché la sua compagna è in ospedale e lui si rende conto della forza che lei rappresenta nella sua vita. Lo sappiamo, detta così fa un po’ strano ma è la pura verità.
Quanto a Cesare, lui e Daniele sono amici di vecchia data. Loro due avevano lavorato insieme al The Cave Studio per “Closet meraviglia” e “Gran calavera elettrica”. Aveva già suonato dal vivo con noi un anno fa e ci è sembrato naturale invitarlo a suonare qualcosa su questo disco.
Potete raccontare la strumentazione principale che avete utilizzato per suonare in questo disco?
Per prima cosa la stanza … La grande stanza di The Cave è parte importante del nostro suono, con la sua pietra lavica e il suo legno. Poi i microfoni, Daniele ha un sacco di microfoni particolari, vecchi RCA, STC, Neumann, a partire dagli anni ’30. Ecco diciamo che le riprese sono già una parte del suono finale. Poi tanti compressori… EMT, LA2A ecc. Unici riverberi un magnifico plate EMT 240 e un AKG BX20 oltre a quelli naturali della stanza, infine il banco, un banco Harrison dei primi ’70. Un tocco di nastro qua e la tanto per gradire.
Chi è o chi sono gli artisti indipendenti italiani che stimate di più in questo momento e perché?
Qui finiremmo per litigare fra noi… In realtà non siamo molto legati alla scena indipendente in quanto tale. Amiamo la musica a tutto tondo, quella vera, sincera, non modaiola. La presenza di Cesare ti dirà che lui è di certo uno dei nostri artisti preferiti, poi guardiamo a tutto con molta curiosità…