Una storia di pietra e di rock-blues suonato in locali fumosi: i Jack Palla partono da questi presupposti e pubblicano un ep da tre canzoni intitolato, non a caso, Hard Blues. Abbiamo rivolto loro qualche domanda.
Potete riassumere la vostra storia fin qui e spiegare il nome della band?
Io (Piero, chitarra/voce), mi sono sempre considerato un cantautore per necessità e per vizio. Da molti anni, quasi 12 ormai, per tutto l’ inverno lavoro all’estero come Mastro Pietraio (Stonemason per gli Australiani e Americani), ho sempre portato con me una chitarra, la mia musica e un piccolo registratore a pile. La sera dopo il cantiere e tanta pietra posata vado nei bar locali quando aprono il microfono per chi vuole esibirsi e suono le mie canzoni, polverose e grezze.
A parte qualche esperienza minore con altre band l’idea di un power duo non mi aveva mai attraversato fino a dicembre 2016. Un paio di birre e qualche riff in un Garage di Civitavecchia (RM) hanno messo in moto I JACK PALLA.
Con Alessio(batteria), ci conosciamo da molto tempo, lui ha una storia musicale tutta sua, è tra I migliori batteristi free jazz d’italia e un fenomenale percussionista hard latin, come me è un artigiano, un tipo che si sveglia all’alba e che la sera dopo 12 ore di lavoro impugna bacchette e diavolo e se la suona alla grande.
Un giorno mentre ero a lavoro si avvicina un bambino di 4/5 anni, e mi racconta che a casa sua ha tutti gli animali del mondo tra cui un pesce rosso, vinto alla fiera del paese, talmente grasso che lo aveva chiamato Jack Palla, io sorridendo gli ho risposto che era un ottimo nome per una band Rock. Grazie piccolo Cristian.
Come avete affrontato le lavorazioni sull’ep?
HARD BLUES, è il nostro primo ep, contiene tre pezzi. Volevamo registrare I primi pezzi che avevamo suonato insieme quelli piu istintivi e che in qualche modo ci avevano convinto a dare vita al progetto. Eravamo carichi e determinati a mantenere quel suono grezzo e diretto che probabilmente ci distingue e sopra tutto non volevamo chiuderci in uno studio per settimane e registrare un disco intero disperdendo troppo l’energia nella produzione. Hard Blues è un ep autoprodotto e pubblicato al 100% in maniera indipendente.
Quali sono state le difficoltà maggiori che avete incontrato nel realizzare il disco, se ce ne sono state?
Come dicevo prima questo ep è totalmente autoprodotto. Volevamo fare tutto in maniera autonoma. Dieci microfoni una scheda audio focusrite, il mio Mac book e Garage Band come programma per registrare. L’unica problematica era ricordarsi di premere Rec. Eravamo così presi che abbiamo dovuto ripetere qualche take perché mi ero dimenticato di registrare, haha.
Jack Palla: crisi di mezza età precoci
Come nasce “Queen of the dance floor”?
Queen of the Dance Floor è stata scritta in un paio d’ore. Ero rimasto colpito da un tizio di mezza età che avevo notato fuori da un locale, era super carico con una super macchina ma allo stesso tempo aveva qualcosa che lo turbava, sembrava in fuga, forse ero in fuga anche io in quel momento dai miei trentacinque anni e raccontare un ipotetica crisi di mezza età precoce è stato spontaneo.
Potete raccontare la strumentazione principale che avete utilizzato per suonare in questo disco?
L’idea fondamentale era di essere il piu possibile liberi e spontanei. Sia Alessio sia io abbiamo avuto già esperienze in studi di registrazione, quindi organizzare la sessione di registrazione non è stato particolarmente difficile. Tutte le canzoni hanno la batteria, chitarra main e la voce riprese in presa diretta, poi abbiamo doppiato qualche chitarra, aggiunto la linea di basso che in pratica rifà gli stessi reff della chitarra e i cori.
Alessio usa una batteria molto piccola e velocissima (Pearl export). Cassa, tom, rullante, hi-hat e due piatti vecchissimi pieni di spacchi, ma lui sa come parlargli. Il mio rig prevede una Stratocaster con pick up noiseless, un boost, un octaver che collego a una testata Orange AD 30 e a un Fender Princeton.
Potete descrivere i vostri concerti?
Il live è per noi la parte migliore della faccenda. Ci consideriamo musicisti della vecchia scuola, cioà suonare live il piu possibile. Per essere onesti esiste un terzo Jack’s che si aggiunge quando abbiamo bisogno di ampliare lo spettro delle basse frequenze, Andrea (basso), sembra più un ricercato dall’Interpol che un musicista, poche parole ma granitiche come il suo suono.
Dal vivo ci infiammiamo e cerchiamo di trasmettere tutta l’energia che abbiamo dentro. Alessio in modo particolare riesce a creare un magnetismo con il pubblico unico. I nostri set sono molto concentrati, in genere suoniamo una cinquantina di minuti, ci piace l’idea di dare il massimo senza troppe interruzioni. E’ dal vivo che si puo godere appieno del nostro sound.
A giugno suoneremo la finale di “Obiettivo Blues In”, a Pistoia. Ci si gioca il posto per accedere al magico palco del Pistoia Blues. I festival Rock & Blues sono la nostra priorità. Per noi l’aspetto live, sopratutto condivisa con altre band è il massimo dell’esperienza musicale. Poi avremo altri live per tutta l’estate qui lungo la costa di Civitavecchia. Le date sono sempre in aggiornamento e le trovate sul nostro sito www.jackpalla.com.
Chi è o chi sono gli artisti indipendenti italiani che stimate di più in questo momento e perché?
Da qualche tempo faccio parte di un gruppo Facebook formato da artisti singoli e band indipendenti. Ho stretto alcune amicizie piu solide con alcuni di loro. Prima di essere musicisti bisogna essere fan e io lo sono di: BIG BANG MUFF, un duo come noi di Salerno, grunge rock in Italiano super cool. KAOS INDIA di Modena, band indie alternativa, testi in inglese come noi con suoni di chitarra pazzeschi. QUALUNQUE è un cantautore di Milano, per me geniale.
Potete indicare tre brani, italiani o stranieri, che vi hanno influenzato particolarmente?
Alessio: A Love supreme, John Coltrane (tutto il Disco). Groovin’ Hard, Buddy Rich. Come è profondo il mare, Lucio Dalla(tutto il disco).
Piero: Introducing, Ash Grundwald (tutto il disco). Texsas Cannonball, Freddie King (tutto il disco). Temple of the dog (tutto il disco) R.I.P. Chris.
Jack Palla traccia per traccia
L’ep si apre con Queen of the Dance floor, ricca di riverberi, di nostalgie del rock dell’epoca che fu, di sensazioni garage. Il ritmo è alto e incalzante, le sonorità internazionali e il drumming chiude in bellezza con grande impatto.
Si prosegue con Body for Rent, che ha caratteristiche sonore molto simili, ma che se possibile sceglie una strada anche più rumorosa e ritmi più incalzanti.
L’ep Hard Blues si conclude, in modo coerente, con un blues accelerato, elettrico e piuttosto acido come Lord’s Water. Le caratteristiche di blues e southern rock sono tutte presenti e il brano si concede anche qualche divagazione fantasiosa.
Buon ep per i Jack Palla, che mettono in evidenza caratteristiche interessanti e piacevoli. Da valutare la performance su distanze più lunghe, ma quello che si sente è già convincente.

