I Jennifer Gentle tornano con un album omonimo di diciassette tracce. Non che se ne fossero mai veramente andati (ci sono state le molte date dal vivo in compagnia di Alberto e Luca Ferrari dei Verdena), ma il loro ultimo album in studio risale al 2007 e in mezzo ci sono stati parecchi saliscendi.
Da allora, Marco Fasolo (leader della band e unico sopravvissuto della line-up originale) è stato impegnato come produttore (tra gli altri I Hate My Village, Bud Spencer Blues Explosion, Verdena), come animatore di progetti come Universal Daughters (che lo ha visto collaborare con artisti internazionali come Jarvis Cocker, Alan Vega, Chris Robinson e molti altri) ed è recentemente tornato a calcare i palchi proprio con gli I Hate My Village.
È quindi il momento giusto per pubblicare il nuovo album dei Jennifer Gentle, un disco registrato nel corso di due anni e che si presenta come una summa di tutto ciò che i JG sono stati finora, nonchè un’anticipazione di quel che saranno.
Frutto di lunghe ore di registrazioni e di un’attenzione spasmodica agliarrangiamenti e al dettaglio sonoro, il nuovo album è un’esperienza che permette di apprezzare appieno le capacità di scrittura, arrangiamento e produzione di Fasolo.
Jennifer Gentle traccia per traccia
Il disco si apre con Oscuro, traccia breve e molto morbida, con cori femminili suadenti su tappeti morbidi.
Anche Just Because si appoggia su sensazioni molto soft, come se il cielo della band si fosse improvvisamente riempito di nuvolette rosa. Echi di Beatles e di Queen si palesano qui e là.
Atmosfere diverse, anche sempre piuttosto pop, con la ritmata Beautiful Girl, ricca di chitarre. Love You Joe è un curioso divertissement d’intermezzo dai toni vintage.
Molto più serrata e piuttosto oscura, come a imboccare un tunnel, la seguente Temptation, dalle ritmiche molto fitte.
Un po’ di vintage riemerge anche in Guilty, che però ingloba anche qualcosa di nervoso e frenetico, orchestrato su un giretto di basso che fa molto swingin’ London. Altro intermezzo morbido, questa volta quasi classico, con Argento.
Si rimane sul dolce anche con Only in Heaven, altro pezzo debitore in termini di sensazioni rispetto agli anni Sessanta e forse anche ai decenni precedenti.
Tendenze yé-yé, pianoforte allegro e coretti curiosi in Do You Hear Me Now? Più marcati i ritmi di You Know Why, che si acidifica un po’, con un beat sempre marcato.
What in The World ritorna su tendenze fortemente melodiche e a qualche riferimento molto vintage.
Sviluppi in senso simile anche quelli di More Than Ever, guidata dal pianoforte. Ma ecco che emerge My Inner Self, un pezzo estremamente cupo e con percussioni ripetute e dalle sonorità electro-industrial.
Si torna sul morbido con la lunga ed elaborata Swine Herd (quasi otto minuti). Dopo l’altro intermezzo Spectrum, ecco Where Are You, passo lento e solenne, con sonorità in crescita lungo il percorso. Chiude l’angelica Theme.
Disco complesso negli intenti ma semplice nello sviluppo e nelle sonorità scelte, quello del ritorno dei Jennifer Gentle. La formazione organizza numerose pulsioni vintage in un disco omogeneo e coerente. La curiosità sarà vedere la reazione dei “vecchi” fan della band rispetto a questa nuova tipologia di proposta.