Kublai: un impatto emozionale diretto

kublai

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Kublai (nome che nasconde il nuovo progetto di Teo Manzo), cantautore di stanza a Milano che deve il suo nome alla storia di Kublai, erede di Gengis Khan morto di solitudine nel suo palazzo, ad aspettare le visiti del suo amico Marco Polo, che al contrario suo è sempre in giro per il mondo.
Il nuovo singolo del “nostro” Kublai s’intitola Orfano e Creatore. Ecco cosa ci ha raccontato.

Una domanda che non ti avrà mai fatto nessuno: perché Kublai?

Kublai è nato più che altro come un titolo; avevo in mente una serie di canzoni incentrate sull’imperatore Kublai Khan e sulla sua amicizia con Marco Polo (v. Le città invisibili, Calvino). Poi, dovendo dare un nome al progetto, è stata una scelta naturale chiamarlo così.

In che modo Orfano e Creatore è un brano triste?

Credo lo sia per via della sua andatura sospesa, irrisolta. Inoltre l’intera struttura del brano è tronca, come interrotta a metà. Certamente queste caratteristiche, combinate con l’ambientazione notturna, ammantano il pezzo di un tono malinconico. A parte ciò, per me la tristezza in questo brano è di natura più personale, essendo legato a una persona cara che non c’è più. Ma è tutt’altro discorso.

Se proprio dovessi incastrarti in un genere musicale, quale sarebbe?

Non è che non voglio, non so rispondere.

Ci racconti il tuo progetto con il nome di 3 alcolici e ci spieghi le tue scelte?

Pilsner, birra chiara. Buona perché delicata, non stanca mai. In molti confondono il buono con il “saporito”, come se la bontà fosse direttamente proporzionale all’intensità. Errore gravissimo in musica. E pure al bar. Diciamo che nel mio progetto non c’è questa paura del vuoto, del non riempito. I testi trasmettono senso a bassa tensione, senza accenti forti o espliciti.

Martini cocktail, oliva grazie. Andare al punto, essenzialità. Non perdersi in vezzi, orpelli, vanità (l’oliva non è un vezzo, mi raccomando). Credo che Kublai sia un progetto complesso, ma solo nelle sue profondità. L’impatto emozionale invece è molto diretto, limpido, secco.

Mescal, selezione. Penso che la musica, come tutte le arti, sia filtraggio, ritenzione, scelta accurata. Così vorrei fosse la mia, composta e mai sbragata. Fino all’ultimo giro.

Pagina Facebook

Rispondi

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi