I mesi di lockdown hanno contribuito al nuovo progetto discografico dei Kutso, band della provincia di Roma che ha da poco pubblicato l’ep É andata così. Tre brani ironici e irriverenti, che raccontano gli stati d’animo e le sensazioni provate durante i mesi di isolamento sociale e quello che accade una volta riaperta la porta sul mondo.
“Si tratta di una sorta di diario musicale in cui ho fermato i miei pensieri, le considerazioni e le sensazioni riguardo a questo evento tragico, ma formativo e per certi versi surreale. Sia chiaro: nessun pippone retorico, sono sempre io che cerco di farmela e farvela prendere bene frugando dentro le nostre miserie“. Così raccontano i Kutso sui loro social, e il consenso di streaming sembra aver appoggiato la scelta di trasformare in musica le emozioni della quarantena.
Kutso traccia per traccia
Restiamo tutti a casa / ma dillo a chi non ce l’ha
Si comincia con Potete uscire, una amara speranza di riprendere una vita alla grande dopo le settimane di reclusione. Si fa menzione di un rientro nei centri commerciali, nei bar aperti e in spiaggia a fare il morto a galla in mezzo ai rifiuti. Irriverente, con cenni che richiamano alla memoria un acerbo Ivan Graziani, il pezzo fa riflettere sulle mancanze degli esseri umani e sul loro stato di prigionia autoindotta.
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La seconda traccia si intitola Ti chiamo lunedì, continua a raccontare di scene da quarantena: pizza e pane fatti in casa, timore di piazze affollate e bollettini da ascoltare per avere qualcosa da dire. Perché durante il lockdown gli argomenti di conversazione si sono ridotti al qualunquismo, dal lievito alla spesa alle dirette sui social. L’allegria scanzonata del brano fa da contrasto al testo, cinico e tristemente ironico.
Siamo più meglio di prima
Il terzo capitolo è Casa dolce casa, che doveva essere un pezzo rap anni ’80 che fa Tum-cha tu-tu-tum-cha scritto insieme a Chiazzetta il punkautore e invece è diventato qualcosa di altro, ma con un flow pazzesco che manco i Public Enemy. Si parla di Fiori di Bach, di malinconia e di chiappe chiare, con la solita vena ironica, mescolata questa volta a una gran voglia di ballare.
Un ep figlio dei nostri tempi, che fa luce su quante cose sono cambiate, e che prova a ironizzare su quante sono diventate peggio. Buon lavoro per i Kutso, in attesa del prossimo album.