Uscirà il 1° novembre in free download su Bandcamp Australe, il secondo disco di Uyuni, progetto di folk psichedelico a matrice romagnola.

Il Salar de Uyuni è il più grande deserto di sale del pianeta, e si trova in Bolivia, ed è da qui che Nicola “Lompa” Lombardi (Brace, B.I.P.), e Inserirefloppino (Brace, San Leo, Onferno, B.I.P) e Alice Berni hanno preso il nome per il loro combo.

Australe contiene otto tracce che si preoccupano di creare un’atmosfera accogliente e intensa, con il supporto principe della chitarra ma non disdegnando altri strumenti e prestiti da svariati generi confinanti con il folk e la psichedelia.

L’introduzione è affidata ad Australe I, un minuto e mezzo di suoni e cori muti e sensazioni ovattate, che apre la strada a Ojos del Salar, in cui le chitarre prendono il sopravvento, con qualche rimembranza del rock west coast nella primissima parte e una linea melodica più minimalista nella seconda, con altri cambi di ritmo in vista.

Albero invece si inoltra in territori che possono ricordare sia il folk-rock italiano degli anni Settanta, sia qualcosa dei primi Pink Floyd (periodo Ummagumma, per intendersi).

Parallasse (parola e concetto piuttosto di moda nella musica alternativa italiana di questi tempi) costruisce un climax molto graduale, in cui il panorama si va arricchendo sempre più di sonorità.

L’andamento è piuttosto simile anche in Knockarea, con un paesaggio che si popola via via di atmosfere che non si spingono fino al noise, ma che sicuramente possono fare felici i fans del post rock.

Torna il cantato in Molte volte niente, sempre in versione molto morbida e corale, ad accompagnare piuttosto che sovrastare l’onnipresente chitarra.

Qualcuno a cui non pensavi da tempo esplora linee d’orizzonte molto morbide e tenui, con una progressione continua che sfocia in una sorta di abbraccio sonoro post rock. Chiude la breve Australe II, una coda soffice che chiude il cerchio ricollegandosi all’introduttiva Australe I.

Non è semplicissimo ottenere dai propri sforzi un disco che riesca a colpire senza mai alzare la voce. Ma è esattamente questo l’obiettivo raggiunto da Uyuni con Australe.

L’album presenta un numero molto elevato di sfumature: seguendo i percorsi melodici che sembrano costurirsi da soli ci si trova a calcare terreni ora conosciuti ora inesplorati, sempre con un totale senso di avvolgimento. Molto piacevole, per inciso.

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