E’ uscito da qualche settimana Forgotten Dream, il nuovo disco di Luka Zotti. Nato a Como nel 1977, diplomato in “Chitarra Elettrica Moderna” presso la Civica Scuola di Musica di Desio, diplomato in “Maestro d’ Arte” all’Istituto statale d’Arte di Cantù, Luka si autodefinisce “cantante e chitarrista”.
E non è difficile scorgere fin da subito i due ingredienti della sua musica, fatto salvo però che non ci sono soltanto voce e chitarra all’interno delle nove composizioni che formano il suo disco.
Si parte come di solito non si parte: con una ballata molto morbida che mette in evidenza le qualità melodiche sia della voce sia della chitarra di Luka, In Tears Tomorrow.
L’atmosfera non muta particolarmente con The Sky Was Crying For Me, altro collage di sensazioni morbide e ben modulate, andando a pizzicare da vicino pop, blues, jazz e altri rimedi assortiti.
Si alza un po’ il ritmo con Floated Away, che può richiamare alla mente molto ottimo pop angloamericano e che fa affidamento ai cori per sottolineare alcuni passaggi chiave.
C’è molta serenità anche all’inizio di We Could Be One, temperata però da un velo di malinconia. A seguire arriva Forgotten Dream, la title track, che alza il ritmo e che suona con intensità e con un livello di vibrazione piuttosto alto.
Raise the Earth è il pezzo “aggressivo” del disco, dopo molti brani soft: il modo di suonare si fa più accelerato, la batteria segue, il ritmo si adegua, almeno per la prima parte. La seconda vita della canzone è invece molto più morbida, ma fino alla fine del brano sono in agguato sorprese e cambi di ritmo.
Tesse in colori scuri Get in the Game, altro brano confinante con il blues, anche se con qualche apertura quasi soul qui e là. So Fine è un altro tuffo in acque molto tranquille, mentre si chiude su Up to the Stars, costruita a partire da un breve riff di chitarra ma strutturata poi in maniera ampia e piuttosto ariosa.
Benché il cuore del disco sia acustico, Zotti non si tira indietro quando è il caso di elettrificare parti significative dell’album, mostrando una notevole perizia con le sei corde.
Zotti è altresì pittore e a volte costruisce da sé i propri strumenti: le capacità poliedriche emergono nell’arco del disco e rendono Forgotten Dream un lavoro completo e a tutto tondo.