215a732c-c6f0-4cf4-a1fa-99fe89ea2576I Cumino (cioè la chitarra di Luca Vincenzi e il synth di Davide Cappelletti, meglio noto come Hellzapop) non riescono a stare fermi: in due anni hanno realizzato due ep e ora due lp, compreso Pockets, in uscita oggi.

Il duo pubblica nove tracce strumentali che volano alte e forniscono un’ottima colonna sonora all’astrazione. “Quando iniziamo a cercare qualcosa, quando iniziamo a cercarci, 
mettiamo in fila tutto per capire che non c’e nessuna fila”.

Cerchiamo di fare ordine mettendo sul tavolo quello che abbiamo lasciato scivolare in tasca, per capire che rimanere un po’ confusi è ciò che ci salva e ci tiene aperti alle cose che accadono.”

Il disco si apre con Atlas, prolusione malinconica su meno di quattro minuti, in cui la strada è tracciata da una chitarra in vena di tristezze. Più leggero il clima di Her, in cui la chitarra dialoga da pari a pari con l’elettronica.

Fields si apre su un ritmo molto marcato ancorché lento, cui fa presto da contraltare la parte melodica del brano. Come suggerito dal titolo, il brano apre a orizzonti piuttosto vasti.

Tangier ha una nota d’inquietudine maggiore, benché le sonorità si diffondano su paesaggi altrettanto vasti, disseminati di percussioni dal vago sapore etnico.

Più mossa Two Spheres, che oltre ad alzare il ritmo si concede qualche divagazione sonora in più, il tutto però in un’atmosfera che difficilmente scende dall’etereo.

L’energia fluisce in modo evidente anche in Veins, i cui percorsi vedono una mescolanza di sensazioni diffusa lungo tutto il percorso. Più tradizionale l’approccio di Fixing Fragments, in cui gli accordi di chitarra risuonano nelle vaste praterie create dall’elettronica.

Paseo apre con solennità e note d’arpa, e si dimostra più liquida e serena dei pezzi precedenti. Chiude Snail, pezzo morbido e ovattato, in cui la chitarra si mette in un angolo e per lo più contempla.

Pockets privilegia il piano al forte e preferisce le nuvole al terreno: detto questo non è privo di percussioni concrete e di qualche dose di aggressività che non guasta affatto.

Il disco è curatissimo nei dettagli e si colloca perfettamente nel flusso della musica strumentale contemporanea. Il dialogo fra i due mondi di Vincenzi e Cappelletti si realizza in un viaggio aereo denso di bellezza.

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