Amanda Mabet è il progetto animato principalmente da Lorenzo “Lotus” Catinella, un passato musicale piuttosto ricco e un prensente fatto da una band che pubblica Satura, raccolta di canzoni rock-pop di una certa raffinatezza.
La prima traccia è Acrobati, di buon ritmo e con alcuni evoluzioni vocali che inquadrano il brano e il disco all’interno di un contesto piuttosto classico.
Amore liquido alza i ritmi ma con giudizio. C’è qualche accenno di elettronica; il pezzo non segue un andamento rettilineo, anzi percorre qualche ansa che lo rende più interessante.
Hu-man passa all’inglese, con un arrangiamento che appare complessivamente più ricco del resto del disco fin qui. Un suono piuttosto “pieno” contraddistingue anche La corte dei miracoli, che torna all’italiano e si dipana su temi morbidi con una chitarra elettrica incline alla melodia.
Altro tipo di atmosfera quella de L’assedio, duetto di una certa intensità che allude ad atmosfere di guerra. Nero è un brano dal passo svelto e piuttosto incalzante.
Elettronico il tessuto di Octopus No Ghost, tra i brani più veloci dell’album, che conserva memorie di elettropop anni Ottanta, nonché citazioni da altri brani di Satura. Si passa ad argomenti più sfumati con Origami, con un’attività di basso in certa evidenza.
Rock rose accenna a un suono un po’ più sporco di quanto visto fin qui, ma i guanti restano comunque piuttosto bianchi. Tracce di veleno, che chiude il disco, dimostra una buona vitalità, coniugando chitarre e tastiere.
Non ci sono pause né particolari momenti di ripensamento in un disco che trova una buona continuità. Qualche uscita dai canoni avrebbe potuto giovare maggiormente a un disco comunque dal sound molto curato.