Dopo l’album di debutto Fiesta, pubblicato nel 2022, i Leatherette sono pronti a spiccare il volo verso una direzione tutta loro e a tornare in pista con un disco ancor più provocatorio e sofisticato del precedente, Small Talk, in uscita per Bronson Recordings.

I Leatherette sono Andrea, Francesco, Jacopo, Marco e Michele. Formatisi nel 2018, hanno sede a Bologna, in Italia. Il loro nome deriva dall’iconico singolo Warm Leatherette dei The Normal. Leatherette suona quasi come una presa in giro della musica rock e della sua estetica, contemporaneamente abbracciata e rifiutata, stracciata.

La loro musica è un potpourri di sfoghi punk, atmosfere jazz e accenni di no wave, che generano un suono ricco e composito, a volte caldo e accogliente, a volte duro, graffiante e imprevedibile. Nel 2021 pubblicano Mixed Waste (WWNBB), un ep autoprodotto, seguito da un’intensa attività live in tutta Italia (MiAmi, Beaches Brew), Europa e Regno Unito.

Leatherette traccia per traccia

Con quell’atteggiamento post punk e così british, Bureaucracy Apocalypse apre il discorso mescolando un sax che imperversa con chitarre, idee mescolate, rock’n’roll e questioni sull’apocalisse.

Con qualcosa che fa pensare ai Police ma anche ai Clash, Isolation sfarfalla per la propria strada, con sfacciataggine e disinvoltura.

Ci si colloca su pascoli più tranquilli con Fade Away, pur caratterizzata da un tintinnio continuo, e aperta a esiti finali un po’ più corali e rumorosi.

Parole pronunciate con cautela quelle che aprono Ponytail, in crescita di suoni, di ritmo, di atteggiamento e di aggressività. Una risata tossita e poi una battaglia sonora ad alta intensità quella che si consuma in Spying on the Garden, che torna ad alzare il livello del fuoco.

Si orbita in cieli zappiani con Experimenting, che mantiene quello che promette nel titolo, con contenuti abbastanza lisergici. Con una partenza tipo Footloose, ecco poi Ronaldinho, brano che dribbla e si presenta abbastanza solare.

Al contrario si passa in ombra con Nightshift, che accosta voci in un duetto piuttosto tagliente, con la chitarra libera di effettuare agguati sonori. Si colpisce dritti in faccia con The Ugliest, che è più punk che post, pur essendo provvista di qualche spazio di leggero rallentamento.

Si procede con Lips, ballata molto sghemba e fuori contesto. Ritorna in ambito calcistico Ronaldo, che vibra e grida e picchia con una certa determinazione ma forse anche con qualche ripensamento, con una linea di basso abbastanza new wave.

A chiudere, non senza qualche amarezza, ecco Monday (Still Here), un po’ parodistica nel cantato, con un drumming vivido e un giro di chitarra abbastanza ipnotico. Finale un filo su di giri.

C’è qualcosa dei Libertines, c’è qualcosa dei Sonic Youth, c’è qualcosa di altre tredicimila band nei Leatherette. Ma c’è soprattutto moltissima farina del loro sacco, in quello che riescono a mettere in brani spesso incendiari, a volte debosciati, comunque interessanti e capaci di colpire.

Anche questo disco conferma la band come fenomeno di assoluto interesse, capace di navigare con sicurezza attraverso tempeste sonore, senza perdere il gusto del dettaglio nemmeno quando il livello di frastuono è piuttosto alto. Una delle migliori uscite degli ultimi tempi.

Genere musicale: post punk

Se ti piace ascolta anche: Brucherò nei pascoli

Pagina Instagram Leatherette

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