Les Enfants sono quattro ragazzi di Milano dalle facce pulite, e già in parte note, soprattutto a chi ha seguito l’ultima edizione di X Factor. Marco Manini, Francesco Di Pierro, Umberto Del Gobbo e Michele Oggioni si conoscono durante gli anni della scuola, mentre frequentavano gli Scout, e dal 2008 hanno iniziato a suonare e provare insieme.
Nel 2012 pubblicano il loro primo EP, a cui decidono di dare il loro stesso nome, a cui fa seguito, nel 2013, un altro EP, “Persi nella notte”; da allora non hanno mai smesso di andare avanti con il loro progetto musicale, che prevedeva l’uscita del loro primo album nel 2016, e che poi ha dovuto aspettare la primavera del 2017 per vedere la luce, vista l’interruzione dei lavori legata alla partecipazione del gruppo a X Factor fino alle esibizioni live.
Isole è il titolo scelto, Isole sono le tracce che compongono l’album, legate da un comune denominatore, la sperimentazione musicale, ma che vivono e si muovono liberamente in un turbinio di elettronica, di sintetizzatori e di testi essenziali e legati in qualche modo alle forze della natura; Isole è un esperimento, un’esplorazione di nuovi mondi sonori e ritmici, è incontro e confronto con altre visioni musicali, per usare le parole con cui Les Enfants descrivono il loro lavoro.
Les Enfants traccia per traccia
Isole è la prima canzone, e la voce cavernosa di Marco inizia subito a fondersi sulla scia di batteria e di synth che fanno immediatamente capire che cosa stiamo andando ad ascoltare. Un potenziale singolo, con una sensazione di fuori tempo martellante e costante, che accompagna l’intera durata del pezzo, senza però disturbare. Un amore che rispetta le diversità, che accompagna in un vortice controcorrente verso il secondo brano, Lupo. Qui l’atmosfera si avvicina al mood anni Ottanta, ma con un testo vicinissimo al mondo attuale, alle sensazioni e ai pensieri quotidiani che entrano in sintonia con le forze della natura, in una connessione musicale coinvolgente e una linea di basso che insiste e persiste.
Santa Pazienza è un’invocazione, una preghiera di avere la forza di credere, di aspettare, di sognare ancora un po’ per vedere che succede; il ritmo è, fino a questo punto, quello marcatamente più dance, nonostante tutte le tracce abbiano un gusto pop piuttosto marcato. È poi la volta di Mostri, che rallenta un po’ il ritmo, mantenendo alta la presenza elettronica e l’atmosfera sognante. Ciò che non dici resta dentro di te, come solo i veri mostri sanno fare, quelli che solo in due si possono sconfiggere. Nella traccia successiva, Polvere, la voce di Marco si fa sentire in maniera potente e prepotente, accompagnata dai soliti effetti tanto cari alla band, e da cori che ricatapultano nuovamente nello stile musicale di qualche decennio fa. Non so più conoscere me è uno dei tentativi di urlare disagio, disappunto, desiderio di vita semplice e di futuro possibile: questa la linea guida di Pezzi, che cerca di ricomporre e risistemare quanto esploso nel caos, su una melodia piuttosto semplice e orecchiabile.
Arriviamo così a Miracolo, il primo singolo scelto dal gruppo per spingere l’uscita di Isole; un testo semplice, essenziale, accompagnato da suoni creati artificialmente che si sposano in maniera armonica a quanto cantato; nuovamente la natura diventa protagonista, la vena Scout di contatto con la terra, il bosco, le nuvole, viene fuori ciclicamente e si esprime al meglio in questa penultima traccia. Soli no è la chiusura del percorso, l’isola più lontana dell’arcipelago, quella che ha la malinconia di chi si sta preparando ad un finale. Morbida la costruzione del vocale, morbidi i suoni su cui questa fluttua.
Isole è un quasi esordio, una sorta di consacrazione dopo anni di gavetta in giro sui palchi più disparati, non ultimo quello del MI AMI dei giorni scorsi. Les Enfants, nonostante il nome, stanno continuando a crescere e a condire con la loro personale ricetta il piatto, un po’ inflazionato, del cosiddetto dream pop, che sta occupando sempre più spazio sulla tavola dell’attuale scena musicale.
Chiara Orsetti