Libeccio, “L’indie è morto (e forse anche qualcos’altro)”: la recensione

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L’indie è morto (e forse anche qualcos’altro) è il nuovo ep di Libeccio, disponibile su tutte le piattaforme di streaming digitale. Progetto che fa della contaminazione la propria identità, trasformando la ricerca in uno spazio creativo dove perdersi e ritrovarsi, Libeccio nell’ep racconta di un movimento interiore, un percorso che non teme il cambiamento ma lo abbraccia come scelta artistica consapevole.

Il nuovo lavoro attraversa territori sonori che vanno dal post-punk all’indie pop, dal synth pop al bedroom pop, fino a intime parentesi acustiche ed eleganti sfumature elettroniche. Cinque brani che non inseguono un unico tema, ma fotografano emozioni diverse.

L’indie è morto (e forse anche qualcos’altro) è stato scritto da Libeccio, e prodotto da Tacøma. Inframellow (Tommaso La Rocca) ha registrato le chitarre in Bedroom pop e L’indie è mortoDodo (Edoardo Menicagli) ha registrato le chitarre in “FIRENZE”. I mix ed i master sono stati curati da Lorenzo Dolci. Le fotografie sono di Gabriele Bencreati, l’artwork di Elia Sardelli.

Libeccio traccia per traccia

Con un bel giro di basso che sembra quasi dark wave, Bedroom pop apre il disco con un brano molto autobiografico e abbastanza malinconico ma dinamico. L’esigenza di “portare dentro” al proprio mondo, musicale e no, costituisce la tensione che corre lungo tutta la canzone.

Nella notte di Firenze arriva un’ondata di pensieri cupi, in un brano più intimo ma comunque movimentato. Fumo e ansia sono fra gli ingredienti del brano, nonché dell’indie, che sia morto oppure no.

Una ricca apertura di percussioni e una fioritura di synth aprono Restare soli (rabbia), quasi rappata e sicuramente piuttosto muscolare. “La mia testa è come una gabbia“: le cose non dette e non risolte costellano il pezzo, fra le varie oscurità sonore e mentali.

L’indie è morto è un racconto di questo decennio ormai alle spalle, con un elenco sia dei personaggi sia delle caratteristiche precipue del genere che ha occupato i nostri ascolti per alcuni anni. Libeccio raccoglie la fiaccola, consapevole di dover fare qualcosa di nuovo. Si chiude con malinconia tipicamente indie: 24 anni fischietta e parla di una società corrotta e cinica.

Al netto di qualche ingenuità, ottimo disco e ottima produzione per Libeccio, che scrive con creatività e una certa libertà, appoggiandosi su arrangiamenti ben fatti e costruendo a piccoli passi un’idea musicale che potrebbe portarlo anche lontano.

Genere musicale: itpop, indie pop

Se ti piace ascolta anche: Tacøma

Pagina Instagram Libeccio

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