Luka Zotti (foto di Roberto Esperto)

C’è parecchia chitarra nel nuovo disco di Luka Zotti, Forgotten Dream, uscito di recente (qui la recensione). E c’è una musica d’autore attenta ai particolari e ben levigata. Ecco la nostra intervista.

Sono passati sette anni dal tuo esordio: ci puoi raccontare che cos’è successo in questo lasso di tempo?

Tantissime cose, decisamente non sono stato fermo… Ho collaborato con diversi artisti nazionali e internazionali, alcuni di loro hanno poi partecipato al disco “Forgotten Dream” come Beth Wimmer (cantautrice di Los Angeles) e Damiano Della Torre (noto polistrumentista italiano, ma sempre in giro per il mondo a fare collaborazioni…)

Ho scritto diverse musiche per cortometraggi e mediometraggi, collaborato con il “Press Trio” (progetto che continuo a portare avanti), col quale ci occupiamo di “Sonorizzazione dal vivo di film muti”, ho anche fondato una band dove rivisitavamo brani rock in versione reggae (divertentissimo!).

Per quanto riguarda l’arte, invece, mi sono dedicato alla creazione di opere in bilico tra musica e complementi d’arredo. Per esempio, ho ideato e realizzato le “Specchiere Musicali” (specchiere realizzate a mano, con inglobati nella cornice: speaker, lettore musicale e luci) oppure le “Chitarre Lampada” (chitarre trasformate artisticamente in lampade e dipinte a mano).

Poi ho iniziato a costruire chitarre e strumenti musicali personalizzati, come i “Cajòn Artigianali”, percussioni decorate a mano, oppure lo strumento che ora è la punta di diamante del mio progetto, la “Tree Pad Key Guitar”, strumento ideato, progettato e realizzato da me, che include chitarra, tastiera, pad/percussioni, multieffetto e carillon.

Tree Pad Key Guitar (foto di Marco Coppola)

A proposito: mi incuriosisce molto la tua Tree Pad Key Guitar (nella foto). Vorrei capire come nasce e quali applicazioni ha avuto all’interno del disco…

Questo strumento nasce dall’esigenza di avere più strumenti vicini tra loro, durante i miei live utilizzavo, oltre alla chitarra elettrica, una tastiera e un multieffetto per dj posizionati su un cavalletto; non era comodissimo spostarsi velocemente da uno strumento all’altro. Inoltre dovevo collegare troppi cavi.

Stavo quindi cercando una soluzione, quando durante un concerto (occhi chiusi per lasciarsi guidare dall’ispirazione) ho avuto questa visione di una chitarra che inglobasse più strumenti, così ho iniziato a disegnare il progetto e poi l’ho realizzata. Per il disco l’ho utilizzata per registrare le chitarre elettriche, i suoni di Hammond e di sytnh e i suoni del multieffetto da dj.

Hai scritto che il “concept” del disco è la guarigione: da che cosa ti era necessario guarire, quando hai avviato la scrittura del disco?

Da ferite al cuore! La stesura è iniziata dopo una turbolenta storia con una ragazza… esperienza molto destabilizzante per me in quel momento, che mi ha portato però a continuare un percorso interiore che avevo già iniziato tempo prima… come si dice “non tutti i mali vengono per nuocere!”

Poi questi brani li ho lasciati nel cassetto, fino a quando non è arrivato il brano “Forgotten Dream”, che mi ha spinto a ripubblicare un album, nella speranza che le mie esperienze, e dunque i testi dei brani, potessero essere di aiuto anche a qualcun’altro.

Dalle tue note si vede come alcune delle tue canzoni nascano in treno, dopo notti in giro per le montagne, dopo un sogno… Insomma, la scrivania non fa per te? Qual è il tuo iter compositivo abituale?

Non c’è un iter compositivo, l’ispirazione arriva quando meno te lo aspetti… per dirne una, una volta stavo guidando l’auto e mi sono dovuto fermare di fretta e furia in un parcheggio per scrivere un brano, per fortuna avevo con me la chitarra!

Altra curiosità: so che nei tuoi concerti utilizzi gli strumenti più disparati (ho sentito parlare di spade laser…): mi puoi raccontare qualcosa in proposito?

Sì, ho un armadio pieno di spade laser e giocattoli che producono suoni, ogni tanto (non avviene sempre però…) lo apro e tiro fuori qualcosa di divertente da usare in modo creativo nei concerti… non posso dire di più, chi verrà ai miei concerti e avrà la fortuna di capitare in uno particolarmente creativo, capirà!

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