Con quei capelli un po’ così, con quel sound un po’ così, con l’ambizione di tuffarsi nel rock’n’roll anni Cinquanta (e limitrofi) la Paul Mad Gang ha pubblicato un disco, Riding with me, convincente e nostalgico il giusto, ma soprattutto divertente (qui la nostra recensione).
Ecco le nostre domande e le loro risposte.
Mi raccontate come nasce la vostra band?
La band nasce da me (Paolo) e Damien che suonavano assieme in un duo armonizzando a due voci. L’incontro con Francesca è stato decisivo. L’abbiamo inizialmente colpita con questa caratteristica sonora delle voci e ha accettato l’invito per partire all’insegna della follia per il sud Italia, pochissimi concerti confermati e alla fine tantissimi concerti effettivamente fatti.
L’energia è stata fin da subito tantissima e ogni concerto unico. Da questo primo passo è arrivato tutto il resto: un disco di cover moderne riarrangiate in stile rock ‘n’ roll (FULL POWER 2012) e dopo vari cambi è subentrato “The Big Drummer” Ivano Zanotti, e finalmente anche un disco di brani originali appunto “Riding With me “.
Avevate una strada “facile” spianata di fronte, cioè quella delle cover di “Oldies” degli anni Cinquanta, oppure anche di rilettura in chiave anni Cinquanta di pezzi contemporanei, come avete fatto con la cover di Adele. Perché avete scelto un percorso più difficile come quello dei pezzi inediti?
Ogni strada presenta le sue difficoltà, quello che conta per noi, che siano cover o brani originali, è esprimere qualcosa che ci appartenga. Da questo concetto nasce poi tutto il resto. Scrivere brani originali ci fa sentire più nostra la musica che suoniamo quindi abbiamo intrapreso questa strada.
Dal punto di vista della strumentazione, utilizzate strumenti “d’epoca” oppure vi aiutate a riprodurre il suono vintage con qualche effetto?
Non usiamo strumenti d’epoca e non definirei il nostro suono tale. Ognuno di noi viene da percorsi, musicali e non, veramente differenti e mischiando tutto ciò si arriva il nostro suono che è in continuo cambiamento. Non esitiamo inoltre a inserire qualcosa di più moderno, ci piace infatti il vecchio stile ma realizzato con l’energia e mezzi di oggi. Il nostro ultimo disco ne è la prova.
Perché avete inserito la versione “USA live session” di “Vodka & Gin” e “You awful girl”?
Sono stato più volte in America per studio e per migliorare la mia lingua Inglese. Proprio in uno di questi viaggi ho registrato con una band formatasi là qualche brano ancora nel suo stato “embrionale”. Possiamo dire che ci piaceva l’idea di condividere questa esperienza con il nostro pubblico.
Vi devo rimproverare una grave mancanza nell’arco del disco: un “lentone” da ballo guancia a guancia! O siete allergici?
Non siamo per niente allergici tanto che nel disco precedente c’era una fantastica Basket Case dei Green Day riarrangiata in modalità guancia a guancia. In questo disco non c’è propriamente la ballatona lenta ma bensì un blues, “Don’t give your heart away”, e una ballata pop rock, “You awful girl”.
Ci piaceva la varietà dei brani del disco e il sound complessivo, quindi non abbiamo voluto cambiarlo. Arriverà sicuramente un lentone per il prossimo album che è già in lavorazione!