Un disco molto ricco di intensità e di idee pop-rock ben calibrate: questo è, in sintesi estrema, The Hodja’s Hook, il secondo disco di The Monkey Weather, uscito qualche tempo fa. Abbiamo sentito i pareri della band in proposito.

“The Hodja’s Hook” è il vostro secondo disco: come avete approcciato il lavoro alle nuove tracce?

Abbiamo cercato di crescere, di fare delle canzoni più “mature”, di miscelare meglio gli ingredienti a nostra disposizione. Per fare questo abbiamo aumentato di molto il tempo di gestazione per ogni pezzo, in Apple Meaning le canzoni sono state scritte di botto, senza pensare, con l’urgenza di raccontare chi fossimo.

In questo album abbiamo voluto ragionarle meglio, insomma abbiamo respirato un attimo di più. In tutto questo l’aiuto di Olly Riva è stato molto importante, ci ha dato una direzione, ha fatto si che tutte le tracce fossero sorelle, con un DNA identico.

Posto che la vostra musica sembra decisamente positiva e ottimista, non mi sembra di poter dire lo stesso dei testi, almeno non sempre: per esempio come nasce un pezzo come “I Hate You”?

I hate you nasce dal rimprovero allo specchio che almeno una volta nella vita ognuno di noi si è fatto per non aver osato quando doveva.

In amore, con il capo, con un amico… l’immobilismo ha fatto perdere una preziosa occasione e ripensandoci a casa lavandosi i denti prima di andare a dormire il rammarico è talmente alto per l’ennesima occasione che si arriva a pensare di dire “ti odio” a quell’immagine che vedi riflessa nello specchio.

In realtá è il mio monito a non essere piu quella persona, quello stato d’animo. A non aver piu paura del vuoto, del “no” come risposta. A odiare il non osare. Alla fine potrei anche definirla come una canzone molto positiva (Jolly)

Ma è vero o è una leggenda che spesso componete le canzoni con spunti che vi arrivano in sogno?

E’ tutto vero, abbiamo un’attività onirica molto attiva e spesso in sala prove io e Jolly ci raccontiamo i nostri sogni, a volte è davvero difficile decidere chi sia più bisognoso dell’aiuto di un bravo psicologo.

Abbiamo il vantaggio e la fortuna di risparmiare sugli allucinogeni, battute a parte in “A day in the life” viene spiegato molto bene il nostro risveglio

Woke up, fell out of bed/Dragged a comb across my head/Found my way downstairs and drank a cup/And looking up, I noticed I was late/Found my coat and grabbed my hat/Made the bus in seconds flat/Found my way upstairs and had a smoke/Somebody spoke and I went into a dream

In Italia mantenersi con i pezzi propri è un’impresa, noi ci stiamo lavorando. I nostri sogni appuntati in un convulso risveglio pre-lavorativo ci aiuteranno, se saremo bravi, a seguirli e pronti a rispettarli sempre.

Solo essendo noi stessi abiamo qualche speranza di arrivare al cuore del pubblico ed è quello che proviamo a fare ad ogni concerto, cercando di raccontare al meglio i nostri sogni e di portare una ventata di presobenismo a chi ci ascolta. (Paul)

Da dove nasce la scelta di fare una cover di “Firestarter” dei Prodigy?

Abbiamo raccolto la sfida lanciataci dal nostro editore Afredo Cappello, riuscire a fare nostra una canzone lontanissima dal nostro mondo.

A noi le sfide piacciono e ci siamo divertiti molto nel cercare una situazione che ci mettesse d’accordo tutti. I Prodigy hanno una attitudine che riconduce al punk, cosa che ci accomuna e che ha fatto pendere l’ago della bilancia su di loro per la scelta della cover da inserire nel disco.

L’album è uscito da qualche tempo: la risposta del pubblico è in linea con quanto vi aspettavate?

Il riscontro spesso è andato altre le aspettative, siamo strafelici di questo, siamo riusciti a fare molti live da febbraio a oggi e di volta in volta lo show è cresciuto e maturato.

Quest’estate la ricorderemo per un sacco di bei palchi e feste eccezionali, vedere i ragazzi attaccati alla transenna che si esaltano cantando i nostri pezzi è un’emozione che ci ripaga di tutti gli “sfanculamenti” necessari per arrivare a far uscire un disco.

In una band le dinamiche tra le persone vivono di equilibri mistici, abbiamo la fortuna di essere tre fratelli, due di sangue e uno acquisito, quindi vedere questo risultato ci galvanizza per fare ancora meglio.

Anche le vendite ai concerti sono andate bene, cosa che ha del miracoloso oggi, ci teniamo davvero tantissimo a ringraziare tutti i nostri fan che ci hanno supportato così amorevolmente.

Ora siamo in attesa di lanciare il secondo singolo estratto, sarà Sometimes, abbiamo appena finito di girare le riprese del video-clip e non vediamo l’ora di poterlo presentare, GO MONKEYS!!!

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