Lo Straniero presenta il suo secondo album Quartiere italiano, scritto e realizzato nell’arco di due anni, con una serie di episodi autoconclusivi per un racconto intrecciato che man mano diventa un fuori orario animato dai volti che abitano le nostre città.

La band vuole consolidare il suo stile multiforme come un marchio di fabbrica: voce maschile e femminile, alternandosi e mescolandosi, aspirano a tratteggiare ritratti e istantanee poetiche per mostrare una forte vocazione narrativa.

Prodotto artisticamente da Ale Bavo (Subsonica, Virginiana Miller, Levante, Beatrice Antolini, Mudimbi ecc..) il disco vede la partecipazione di Gianni Masci alla batteria e in un episodio la voce di Gian Maria Accusani (Sick Tamburo, Prozac+).

Lo Straniero traccia per traccia

Con riferimenti sparsi e dichiarati a Trovajoli e Scola, Dove vai apre il disco su uno scenario metà onirico e metà galattico, almeno finché non entra un cantato vintage ma determinato.

Contorni di pop veloce per la title track Quartiere italiano, uno spaccato con qualche idea funky di vita cittadina.

Sa di synth pop Matematica e aspirina, ma più vicina, anche per struttura, agli anni Ottanta che alla loro rilettura così in voga oggi.

Si viaggia di corsa su Cardio, un allenamento ancora ricco di suoni sintetici e di confronti vocali. Madonne invece è più nervosa, anche se dopo un inizio d’impatto fa registrare qualche ripensamento e retromarcia.

Il sesto piano è un intermezzo soffuso di un minuto circa, cui fa seguito Seduta spiritica, che esce dalle nuvole per disegnare un incontro medianico alcolico e sui generis.

Ritmi a martello per Sorella, che ha un cantato sostenuto che fa pensare un po’ ai CSI, benché gli argomenti trattati dal testo non siano molto LindoFerrettiani.

Intrecci procede a ritmi altrettanto alti, incrocia le voci, propone numerosi colpi di coda. E anche Vampiro è altrettanto dinamica e sostenuta nei ritmi.

Si rallenta invece con Psicosogno, immersa in nebbie piuttosto spesse, che si infittiscono ancor più con il passare delle battute.

Anche Il quinto piano sembra comportarsi da intermezzo, visto l’ingresso evocativo e inquieto, ma invece è brano di sostanza, modulato in modo diverso dagli altri pezzi del disco, con molta più attenzione all’atmosfera e meno ai colpi diretti.

Lastricato riprende a macinare chilometri, opponendo una certa muscolarità sonora a un cantato sottile e sfumato.

Il climax di Ritorna qui chiude la vicenda, tra crescite allucinate e scioglimenti improvvisi e melodici.

Forse non c’è Camus (ma forse un po’ sì) nelle canzoni de Lo Straniero, ma ci sono spaccati di vita interessanti, disegnati apposta per stare su sonorità fluide e ondulate, ma che riescono a essere tuttavia sempre d’impatto.

Genere: synth pop

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