Il nuovo album di Lucio Leoni si intitola Dove sei pt. 1, ed è il primo capitolo di un disco doppio che vedrà la luce nel corso del 2020. Non una domanda, non un’esclamazione, semplicemente il tentativo di una presa di coscienza sullo spazio e il tempo in cui abitiamo. Dopo il successo de Il lupo cattivo e i numerosi concerti in giro per l’Italia, l’artista romano è pronto per tornare sulla scena, con la sua personalità ecclettica e la sua musica che attraversa il rap, il cantautorato, il folk e la voglia di sperimentare.
Lucio Leoni traccia per traccia
sei innocuo e non ti senti mai in pericolo / ma allora quando cazzo la trovi la felicità
Il primo brano è Il fraintendimento di John Cage, un rap cantautorale profondo e caldo sulla necessità di essere compresi, sulla difficoltà di prendere decisioni di fronte ai costanti bivi della vita, sulla differenza tra necessità e pretese, sul dubbio di rimanere o partire. Il compositore americano viene portato come esempio di quante diverse prospettive possano nascere dallo stesso seme, dallo stesso lavoro, dallo stesso pensiero. Un po’ di amaro in bocca arriva già a metà del pezzo, rendendolo doloroso e inevitabile come ogni cosa stia dicendo una verità che non volevi ascoltare.
Il mondo va di botto porta il peso del prodotto interno lordo, esterno sordo
Si prosegue con Il sorpasso, che vede la collaborazione con il rapper Cuba Cabbal. Un pezzo nervoso, ritmato e arrabbiato, molto rap e molto movimento, dove il distacco tra generazioni, popoli, culture, modi di stare al mondo, appare evidente e necessario per continuare il percorso umano. Si va, si corre, si arriva e si bussa: l’evoluzione del mondo è inevitabile e sana.
La nostra vita appesa a mezz’aria sganciati dal sopra piantati per terra mai connessi apertamente con l’enorme
Se c’è un santo a cui votarsi non può che essere San Gennaro, il protagonista del terzo brano di Lucio Leoni. Una riflessione dalla sala di attesa di uno studio medico, probabilmente precedente all’emergenza Covid-19, in cui i discorsi e i comportamenti con gli altri pazienti in attesa portano a raccontare della grandezza di un santo che ogni anno è costretto a manifestarsi. Sensoriale, ordinaria, l’esperienza di avere un legame con il santo fino a fare pazzie in macchina insieme a lui rispecchia la necessità di creare e saldare un legame con ciò che è più grande di noi.
E adesso che siamo fuori pericolo guardiamo indietro cercando il futuro
C’è anche un omaggio al caro Morgan prima ancora della querelle sanremese all’interno di Dedica, brano in collaborazione con Francesco Di Bella. Una riflessione in chiave morbida sul passaggio all’età adulta, sul bisogno di diventare grandi sorridendo a ciò che siamo stati.
Se avessimo una fantastica, come abbiamo una logica, sarebbe scoperta l’arte di inventare
Treno ha la dolcezza della filastrocca, dedicata a uno dei maestri delle parole per tutte le età, Gianni Rodari. Il tempo e la sua rigida costanza, e la fantasia con la sua libera interpretazione, sono raccontati in pochi, intensi istanti.
e domani è un pretesto per non pensare al tempo che passa / e domani è già adesso o almeno quello che ne è rimasto
Le mongolfiere è un brano sul passato e sul futuro. La leggerezza su cui dovremmo riuscire a planare sulle cose, imparando da chi è venuto prima di noi, spesso viene dimenticata, sottovalutata, lasciata in un angolo. Un Occidente stupido, un futuro incerto, in un prosieguo di morbida carezza che già aveva caratterizzato il brano precedente.
la rete è il regno del non richiesto / non facciamoci ingannare / pensa se tutti smettessero di commentare
Tutt’altra storia è L’atomizzazione. Si ritorna al rap e alla rabbia, si tenta di stabilire un potenziale record di parole al minuto, ci si infervora sulla comunicazione ai tempi dei social e del digitale. Il modo di esprimere idee e pensieri dagli anni ’90 a oggi è cambiato profondamente, siamo ancora in tempo a provare a cercare un metodo alternativo di comunicazione per evitare di farci assorbire completamente da uno schermo?
L’arte deve mettere a disagio? Sei contento di essere a disagio?
L’ultima traccia si intitola Mi dai dei soldi? ed è un testo teatrale di Andrea Cosentino reso musicale da Lucio Leoni. Domande costanti, continue, fastidiose perché spingono alla riflessione sul perché mettere mano al portafogli davanti a un’anima in difficoltà, davanti a uno spettacolo da circo, davanti a un artista. Un loop ossessivo, fastidioso, una domanda che è anche risposta.
Quelle che compongono la prima parte di Dove sei sono canzoni complesse. Non difficili, sia chiaro, ma strutturate, pensate e confezionate come solo le mani di un artista completo e versatile sono in grado di creare. Tante domande sono lasciate senza risposta, tante però hanno trovato soluzione senza neanche sapere che fossero nella nostra testa. La buona musica può fare anche questo.