Di Chiara Orsetti
Boxe è il singolo d’esordio solista per Francesco Pellegrini, meglio conosciuto come Maestro Pellegrini. Musicista e polistrumentista, ha iniziato la sua carriera con i Criminal Jokers insieme a Motta, ha proseguito accompagnando Nada e Andrea Appino nella sua versione solista, fino ad approdare agli Zen Circus. Il desiderio di far sentire la sua voce ha dato vita al progetto solista del Maestro. Gli abbiamo fatto qualche domanda.
Negli ultimi anni ci siamo abituati a vederti accanto al Circo Zen, dopo aver collaborato con diversi musicisti della scena indipendente. Da quanto stai lavorando al tuo progetto solista?
Io sono il fratellino minore degli Zen Circus che sono ormai una parte importante della mia “strana” famiglia. La nostra non è solo un’amicizia “professionale” ma un legame forte costruito nell’arco di quasi dieci anni ormai e quando mi hanno chiesto di entrare nella band non ci credevo.
Ho sempre cercato di lavorare esclusivamente con persone con le quali c’era tanto da condividere, c’è stata anche qualche scoperta come Nada che non conoscevo prima, ma con lei è bastato davvero poco per entrare in sintonia.
Il mio progetto solista è nato da un’esigenza forte di raccontare me stesso, le mie paure ma anche le mie esperienze di questi anni, di questa vita.
Suono e scrivo canzoni da sempre ma un paio d’anni fa ho cominciato a capire che stavo vivendo un momento particolare della mia vita, uno di quei periodi in cui quello che scrivi ti si attacca addosso in un attimo e non si stacca più perché sei davvero a contatto con te stesso. Per questo ho deciso di uscire con il disco.
Diciamo comunque che la mia personalità musicale è molto varia, ho studiato classica, suonato jazz, musica contemporanea, ho lavorato come turnista, accompagnato Motta per un bel pezzo della sua strada e da un po’ di tempo faccio parte degli Zen Circus, come dicevamo, che conoscono il mio carattere e rispettano il mio percorso artistico.
Nella presentazione di Boxe, il tuo primo singolo, dici che rappresenta “uno dei colori che compongono il primo disco”. Quanti colori, quante anime avrà questo nuovo progetto?
Il disco contiene nove tracce. Ho lavorato per quasi due anni alla produzione delle canzoni assieme ad Andrea Pachetti del “360° Music Factory Studio” di Livorno, ci è voluto tanto prima di raggiungere un risultato perché un primo lavoro richiede sempre molto tempo per essere definito, devo dire che sono contento del risultato.
Nel disco hanno suonato alcuni dei miei musicisti preferiti, Simone Padovani, Beppe Scardino, Fabrizio Balest, Filippo Ceccarini per dirne alcuni e ognuno di loro ha partecipato con un entusiasmo che mi ha reso davvero orgoglioso e mi ha spronato ad andare avanti anche quando era difficile.
Tanti musicisti, tanti strumenti, tanti colori e soprattutto tante storie, tanti ricordi, paure e riflessioni personali. Anche qualche feat che ancora non posso svelare.
Il video del brano è una storia d’amore in bianco e nero, frutto della collaborazione con Valentina Cipriani. Immagini semplici ma emozionanti, come le migliori storie d’amore… Quanto conta l’amore per il Maestro Pellegrini?
Amore è una parola importante, assume tante forme e cambia di continuo.
L’essere umano si nutre di emozioni e ama perché da solo non riuscirebbe a sopravvivere, siamo animali sociali anche quando una storia finisce e odiamo tutti, non possiamo vivere soli.
Ho scelto Valentina Cipriani perché la ritengo una grande professionista e anche una buona amica e questi due elementi erano necessari per poter lavorare al meglio. Volevo raccontare una storia vera fissandola nel modo più sincero possibile.
Il tuo amore per la musica è indiscutibile. Quali sono gli strumenti a cui sei più legato, quelli con cui riesci a creare e comporre le tue canzoni?
Ogni strumento che ho scelto ha la sua importanza, ho scritto tutti i brani del disco, che uscirà a maggio, utilizzando il pianoforte questo, un po’ perché credo sia lo strumento che ti consente maggiormente di approfondire l’armonia e un po’ perché, non conoscendolo benissimo, mi ha concesso ispirazioni strane e inaspettate.
Amo anche la chitarra, forse perché, sin dall’adolescenza mi ha sempre protetto e salvato, amo il fagotto perché mi ha insegnato a respirare, che non è poco per me.
Ultimamente sto scoprendo la voce, l’unico strumento al mondo che dipende esclusivamente dal nostro corpo… vediamo.. stanno nascendo belle cose tra di noi :)
Di solito chiudiamo la rubrica con una playlist. Ci puoi consigliare qualche traccia da ascoltare che in qualche modo ha contribuito a farti diventare l’artista che sei oggi?
Ok , ve ne elenco alcune:
Mina dei Verdena
Bianca degli Afterhours
Space oddity di Bowie
1979 degli Smashing Pumpkins
Vedrai Vedrai di Luigi Tenco
Adius di Piero Ciampi
Amarsi un po’ di Lucio Battisti
Ciao di Lucio Dalla
Destinazione Paradiso di Gianluca Grignani
… Un abbraccio.