Tema del Fiume è il primo lavoro solista di Marco Galli, cantante/chitarrista attivo nella provincia di Como dall’inizio degli anni 2000 nelle band C’Mon Kimono ed Eva Nella Neve.
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui a proposito del suo ep d’esordio e della sua carriera.
Puoi raccontarmi la tua storia fin qui?
Ho iniziato a suonare e a scrivere le prime canzoni intorno ai vent’anni, che è un’età un po’ tarda, un’età in cui tanti smettono.
Il primo gruppo in cui ho suonato si chiamava C’Mon Kimono e facevamo rock esotico.
Questa definizione nata un po’ per gioco, così come il nome della band, delineava in realtà abbastanza bene lo spirito e le traiettorie che cercavamo di infondere nelle composizioni, e cioè la ricerca del diverso, dell’altro da sé.
Con i Kimono è stata un’ottima palestra, ho imparato a suonare dal vivo, a stare sul palco e soprattutto ho scoperto che mi divertiva molto. Nei primi anni abbiamo avuto una fase di composizione molto intensa e abbiamo registrato un ep e un cd.
Conclusa questa esperienza, nel 2006 ho ricominciato nel gruppo “Eva nella Neve”, decisamente meno scanzonato, più chitarristico, forse un po’ troppo cervellotico e non sempre a fuoco, con cui ho realizzato un ep di 5 tracce.
Nel corso degli anni ho poi giocato un po’ con l’elettronica a nome Estroboy e partecipato a una compilation tributo a Syd Barrett dal nome “The Vegetable Man 10″ Project”.
Negli ultimi tre anni, visto che ero un po’ stufo delle dinamiche da “band”, mi sono concentrato alla scrittura di nuovo materiale o alla ri-scrittura di vecchie idee accumulate nel tempo e ho voluto produrre qualcosa come solista.
Dopo la pubblicazione del cd ho avuto la possibilità di presentare i pezzi dal vivo durante serate e manifestazioni musicali e di avere un buon riscontro su alcune webzine e dagli ascoltatori dei live e dello streaming dei brani.
Come è nato “Tema del Fiume”, con quali ispirazioni e su quali basi?
Se con la mia prima band l’intento era quello di guardare “al di fuori”, per “Tema del Fiume” ho provato, in modo credo quasi inconsapevole, a vedere cosa avessi io all’interno, fuori da un contesto di gruppo.
La base di partenza è stata la mia vita in quel momento, sono state le persone che avevo vicino e le esperienze vissute fino ad allora. Oltre a questo, visto che comunque ricerco sempre un’universalità nelle tematiche da inserire nelle canzoni, ho provato ad accostare alla base del reale concetti più ampi.
Per esempio nel “Reggae del Fiore Azzurro” (che a dispetto del titolo, non è un vero reggae) parlo di controllo, di come molto spesso sia assolutamente illusorio, e canto che “Sboccerà più vicino, questo fiore, delle cose che hai sottomano”.
“Il Grande Inizio” è un’incitazione a tornare a confrontarsi con il mondo, a non arrendersi al tempo, alle situazioni negative, a semplificare i problemi per ritrovare il piacere di fare qualcosa che dia soddisfazione.
L’ho scritta per me, per incitarmi a proseguire a suonare, anche da solo, dopo gli anni passati a mediare le proprie intenzioni in un gruppo, ma con l’intenzione che possa funzionare anche per altri punti di vista.
“Tema del Fiume” parla di accettare il tempo che passa, che fluisce. Racconto in maniera minimale alcuni ricordi dei tempi universitari passati a leggere autori che mi hanno in qualche modo influenzato e apro poi nel bridge e nel ritornello al momento presente in cui auspico un’accettazione di sé e un atteggiamento più adulto e sereno alla vita.
“Veloso” omaggia nel titolo Caetano Veloso, che amo profondamente e che ho ascoltato tanto in un periodo un po’ difficile.
La sua canzone “The Empty Boat” è alla base dell’ispirazione per la parte strumentale mentre il tema del rapporto di coppia è quello di cui volevo parlare nel testo.
“Non guido io stavolta, è una liberazione”, l’incipit del cantato, per me significa capire che in un’amicizia, in una convivenza, in un matrimonio, in un rapporto non c’è solo una persona che fa tutto il lavoro e deve preoccuparsi di come vanno le cose, ma che è necessario anche lasciare andare, affidarsi all’altro per trovare un equilibrio.
“Timbuctu” è un caso a parte rispetto agli altri brani perché è nata in studio durante le prove dei pezzi in modo immediato, già quasi completa.
Parlo anche qui del rapporto di coppia, ma uso delle parole che sono sbagliate o contrastanti fra loro… Timbuctu è nel deserto, non ci sono spiagge, a Malibu non ci sono vette montane, c’è il sole ma noi siamo bianchi come due lenzuoli.
Forse è perché a volte le cose che sembrano impossibili o magiche accadono invece nella vita reale.
Marco Galli: chissà come andrà a finire
A parte la chitarra che è l’elemento unificante del tuo ep, mi sembra che ci siano vari generi nell’ep. Quali sono però i tuoi punti di riferimento musicali?
Tutte le canzoni dell’EP sono nate chitarra e voce e quindi registrate in una prima fase insieme a basso e batteria.
Non ho mai un genere di riferimento preciso, e infatti questo è uno dei pregi/difetti dei miei lavori credo. Si possono sentire dei riferimenti, come il finale “alla Madness” nella coda del “Reggae del Fiore Azzurro” o qualcosa di vagamente brasiliano in “Timbuctu”, ma non è nulla di studiato a tavolino.
Per questo ep quello che volevo era ottenere una scrittura composta e un sound “classico”, ricco e colorato.
Perciò quando ho avuto la struttura completa di voci e seconde chitarre ho organizzato degli incontri con le persone a cui volevo chiedere aiuto per aumentare un po’ la cromia della tavolozza… e poi le ho semplicemente lasciate fare.
Lorenzo, il flautista di Veloso è un ex alunno di mia moglie e l’ho conosciuto proprio per le sessions del disco. Ha ascoltato la canzone per un mesetto, ha scritto la sua partitura e l’ha eseguita in studio.
Lo stesso è successo con Elia al sassofono su “Reggae del Fiore Azzurro” e “Timbuctu”, Simona al violino di “Veloso” e “Tema del Fiume”, Mattia al piano del “Reggae del Fiore Azzurro” e “Tema del Fiume” , Lorenzo Tarantino alla chitarra solista di “Timbuctù” e Giulia alle seconde voci di “Tema del Fiume”.
E’ grazie all’intervento di questi amici che il mosaico è più ricco e ogni canzone porta in se qualcosa di diverso.
Io e Matteo Tovaglieri dell’Encore Studio di Lecco abbiamo cercato di registrare il più possibile di ogni contributo e poi durante i missaggi finali abbiamo tenuto e organizzato quello che ci sembrava funzionare meglio.
Per quanto riguarda i miei punti di riferimento personali… Be’, io sono cresciuto musicalmente negli anni 90 con il rock indipendente americano e il brit-pop e poi ho cercato di ampliare sempre di più lo spettro uditivo, andando a recuperare i classici del passato, stranieri e italiani, cercando di procedere in profondità passando da un collegamento all’altro.
Non mi interessa tanto un genere rispetto a un altro, ascolto molte cose diverse tra loro e nei miei pezzi non è che voglia riproporre per forza le cose che mi piace ascoltare.
Sono due cose differenti l’ascolto e la composizione per me.
Stai lavorando a un nuovo ep: puoi dare qualche anticipazione in merito?
Nell’ultimo anno ho rimesso mano ad alcune idee abbozzate dopo la fine delle registrazioni di “Tema del Fiume” e ora sto organizzando le prove per poter registrare le basi delle 5 canzoni per il nuovo ep, che si intitolerà quasi sicuramente ”Incontro Notturno”.
Ho in mente un suono leggero e brillante, “mercuriale” dicendola come il vecchio Bob, e mi piacerebbe utilizzare un certo tipo di strumentazione tra cui delle percussioni, dei campanelli, dei fiati e nel brano che darà il titolo al progetto provare ad accostare strumenti molto diversi tra loro come fisarmonica e sintetizzatore per dare un ritmo “ascensionale” al pezzo.
Chissà come andrà a finire!