Tre anni dopo Motori e introspezioni, Maria Devigili pubblica il proprio secondo album, La Trasformazione: dodici brani in cui all’ispirazione cantautoriale fa riscontro un sound minimal ma ben tessuto.
Oltre a cantare, Maria Devigili suona chitarre, sinth, elettronica, sassi, triangolo, glockenspiel, facendosi aiutare da Stefano Orzes a batteria e percussioni, e da alcuni ospiti disseminati per le tracce.
Il primo brano è Quando è ora, che potrebbe dare un’impressione cupa del disco di cui costituisce l’incipit: in realtà non sarà così, ma potrebbe sembrarlo anche seguendo le evoluzioni della chitarra.
Spegnere-Gettare apre in modo truffaldino: note languide e lente che lasciano presto spazio a un brano piuttosto scanzonato, benché si parli di consumi, capitalismo e maschere.
Si procede poi con La Trasformazione, la title track, che registra un crescendo anche nell’aggressività del brano, assente in partenza e più presente in progressione, con un retrogusto teatrale che incide su alcune parti del brano.
Frammento ha un andamento piuttosto ondivago, guidato dalle bizzarrie della chitarra e della voce, ora intensa ora leggera, raccontando della sorte dell’uomo, padrone del mondo ma poco significativo come individuo.
Come una formica si apre con la voce di Claudio Lolli, che però non canta, ma recita Montale con la sua voce profonda, che fa un curioso contrasto con quella della Devigili che dà vita a una marcetta che si trasforma in un’allegra ballata acustica.
Il pianoforte gioca con le note nella sorprendente Fiore d’Hiroshima, molto melodica e raccolta intorno alla tragedia della bomba, senza però suonare eccessivamente malinconica. Si torna a discorsi più incisivi con L’invisibile è quello che ci sostiene, non estranea a cambi di ritmo e a sorprese.
Il pasto migliore, che prevede ospiti come Francesca Bono di Ofeliadorme e Michele Sciolla al trombone, si dipana sul lavoro della chitarra e su un mood piuttosto malinconico, che però si anima in un secondo tempo.
Celestial gioca con i cori e con un ritmo cadenzato che sfocia in un’accelerazione finale. La distrazione si innesca su un ritmo dispari con una certa dose di allegria; ma la canzone procede a scatti e strappi, con la voce di Maria a tenere insieme i pezzi.
Più intima L’Ombra, che si muove tra ambienti morbidi e anche vagamente retrò, con gli ormai abituali salti di ritmo. Verso l’alto prende una direzione opposta a quella del brano precedente, materializzando una tensione spirituale che sta a metà tra il gospel e i canti del muezzin.
E’ probabile che i pensieri della Devigili siano altrettanto frammentari e ondivaghi dei ritmi delle sue canzoni: non lo sappiamo, ma il tutto aiuta a conferire interesse ai brani che compone.
Gli elementi che Maria utilizza sono per lo più semplici (tranne il glockenspiel), perciò il suo gioco continuo con stop e ripartenze, cambi di paesaggio e di ritmo rende uniche le sue composizioni, e offre un collage di sapori sempre differenti.
Ecco le prossime date dal vivo di Maria Devigili:
20 marzo, Sound BBQ, Foligno (PG)
21 marzo, Smav, Santa Maria A Vico (CE)
27 marzo, Osteria al Ponte, San Donà di Piave (TV)
3 aprile, Al Contrario, Aviano (PN)
10 aprile, Sotto le Mura, Montecarotto (AN)
17 aprile, Bar Maurizio, Bologna
18 aprile, Circolo Melville, S, Nicolò (PC)
23 aprile, Chinaski Punto, Roma
25 aprile, Magazzino 3, Benevento
1 maggio, Circolo Dazibao, Tortona (AL)
2 maggio, Bar Studio 84, Ardenno (SO)
3 maggio, La Fabbrica del Vapore, Milano
22 maggio, Woodstock, Caserta 23 maggio, Valìa, Roma