Un Giorno di Ordinaria Follia, lunga vita al rock’n’roll #TraKs
Si chiamano Un Giorno di Ordinaria Follia, con evidente citazione cinematografica, e il loro disco, Rocknado, ha portato con sé dosi di energia molto consistenti (qui la recensione). Ecco la nostra intervista con la band.
Potete raccontare la storia della vostra band?
Correva l’anno 2010 quando Thundres The Wall (basso) convocò Il Reverendo Fumara (voce) e si decise di dar vita a una nuova rock’n’roll band.
Il primo ad aggregarsi fu Francisco Soldano (chitarra) e i 3 entrarono in sala prove per gettare le fondamenta! Poi fu la volta di Bruce’n’Rolla (batteria), raccattato con annuncio in un giornale di “dubbia fama”.
Da lì, dopo una folgorante intuizione sul nome della band, ci furono un paio d’anni di intensa attività compositiva, con relativa registrazione del primo ep omonimo per mano del “Kaiser” Franz, e sporadici live “sudaticci”, poi Soldano decise di andare a trovar fortuna in Cile.
Ai tre rimasti si aggregò Greg Billy Club (chitarra), personaggio “equivoco” che gravitava già nell’ambiente. A un anno dalla sua dipartita faceva ritorno il Soldano, e in formazione “forza 5” i cugini Fumara entravano nuovamente in studio per la registrazione del secondo lavoro.
Come nasce “Rocknado” e con quali idee siete entrati nello studio di registrazione?
Rocknado nasce dal vissuto quotidiano e dai quattro anni di vicissitudini della band. Il disco contiene storie di vita, personaggi reali e attinge a piene mani dal background di noi cinque.
Non a caso ci proponiamo come rock-citazionista, perché all’interno dei nostri brani sono presenti continui rimandi o citazioni a esperienze personali, film, canzoni, etc. Lo stesso titolo, Rocknado, ne è un esempio (citazione dal B-movie Sharknado).
Il disco è composto di sette tracce per 22 minuti totali a ritmi altissimi: in pratica, un attacco terroristico?
Più che “un attacco terroristico”, noi lo intendiamo come un “mistico e catartico ritorno alle origini”. Facciamo rock’n’roll “duro&puro”, non serve sapere altro e se a qualcuno non va bene… chi cazzo se ne frega!
Benché allergici al “trendy”, avete un’immagine ben precisa: nome della band, vestiti da Michael Douglas eccetera sono arrivati tutti insieme o avete aggiunto i particolari un po’ alla volta?
Come dicevo prima, il nome della band è stato una folgorazione… appena Thundres l’ha pronunciato (anche questo collegabile ad un aneddoto di vita quotidiana!) sapevamo che era quello giusto!
Outfit, mazze da baseball, occhiali Club Master, valigetta, etc. sono presenti in scena fin dalla nostra prima apparizione. Questo ci rende riconoscibili a prima vista ed è un grande punto di forza nei nostri concerti.
Come nasce “The Fonz” e come vi è venuta l’idea del video?
The Fonz ha due chiavi di lettura: una è quella legata al personaggio di Happy Days, che tutti conosciamo; l’altra, è nota solo ai componenti della band, in quanto si riferisce a un personaggio vero, incontrato per caso.
Per il video ci siamo completamente affidati ai ragazzi di Different Media Productions. Abbiamo fatto ascoltare loro il brano e li abbiamo lasciati liberi di creare. Unica cosa “fornita” da noi, oltre alla nostra interpretazione, sono gli altri personaggi del video, amici che hanno contribuito alla nostra campagna crowdfunding.
Altro brano fondamentale del disco è “Hipster Killer”: come nasce?
Hipster Killer è un brano impostato, chiaramente, contro la filosofia hipster attuale, che poco sa o riprende da quella originale, ma in generale contro tutti quei movimenti “modaioli” destinati a dissolversi in una bolla di sapone nel giro di qualche stagione.
Che cosa si deve aspettare chi viene a vedervi dal vivo?
Come spesso mi capita di ripetere, il nostro intento è quello di ri-dare al rock’n’roll quello che gli spetta… per cui ai nostri concerti ci si deve aspettare strumenti suonati con il “sudore della fronte”, tanta attitudine e, soprattutto, tanti eccessi!!! Lunga vita al Rock’n’Roll!