Messiness, “Messiness”: la recensione

Messiness

Messiness è l’omonimo album d’esordio dei Messiness, in uscita per Tarla Records (digitale) e StoneFree Records (vinile). Guidati dal poliedrico artista siciliano Max Raffa – cantante, compositore, polistrumentista, scrittore e sociologo – i Messiness sono una band psych-rock/art-rock nata nelle zone più oscure e periferiche di Milano.

Registrato interamente con strumentazione analogica, l’album è un caleidoscopio di influenze: rock psichedelico, sperimentazione in stile Canterbury, tradizioni folk mediterranee, groove space-funk e ornamenti di pop barocco. Le chitarre si fondono con i flussi del Mellotron, oud e ciaramella si intrecciano a fiati e sax, mentre theremin ed elettronica abitano i confini del mix. Il risultato è un suono radicato nella storia ma libero dal tempo: al contempo classico e futuristico, terreno e celestiale.

Sul palco, Raffa è affiancato da Rosario Lo Monaco (chitarre), Filippo La Marca (tastiere, cori), Giovanni Calella (basso) e Luca Anello (batteria e percussioni), trasformando la visione in studio in un’esperienza dal vivo densa, imprevedibile e immersiva.

Messiness traccia per traccia

Condita da fiati abbastanza free e difficilmente prevedibili, nonché da un giro di basso piuttosto ipnotico, Feature with a Rapper, che è una curiosa autonarrazione: dopo che gli hanno offerto un consiglio (“se vuoi brillare, fai un feature con un rapper”), l’artista protagonista del brano si mette alla ricerca di un rapper ma non lo calcolano. Così trova una soluzione che va scoperta ascoltando il brano e il suo testo.

Note più psichedeliche quelle che raccontano Previous Life, che pesca a piene mani da sonorità vintage e per lo più british, condivise da decenni diversi, con riferimenti che possono far pensare ai Beatles ma anche ai Kula Shaker.

Ci si calma un po’ con Fatally: anche qui la quota vintage è coperta ampiamente, ma ci muoviamo più verso il lato sentimentale e pop dei Sixties, sempre con influenze anglosassoni piuttosto evidenti. Titolo portoghese, testo in inglese, inciso in italiano (ma con pronuncia anglicizzante) e anche assoletto di mellotron, neanche fosse un gruppo prog anni ’70, per Como baja, como sube, curioso e sorprendente pezzo di metà album (circa).

Più determinata ma non meno creativa Eternity Unbound, che altrettanto concede vasta libertà in termini strumentali, sfociando in una sorta di mini suite orchestrale elaborata e ricca di energia. C’è molta inquietudine che cova tra le sonorità di Optimised, spinta avanti dalla sezione ritmica e capace di sfociare in un flusso sonoro molto denso e consistente.

Più serena e fluida, con qualche stilla di ottimismo e allegria nelle sonorità, ecco Doctoral Get-Together, mentre la seguente Aenesthethised ha una partenza quasi horror per poi scalare qualche marcia e far pensare ai primi Blur.

Ladies and gentleman, we’re floating in the space: o almeno è questa la sensazione che lascia By the sea, ultimo e molto liquido brano, con qualche reference beatleasian-lennoniana che salta all’occhio.

Ottima sorpresa il disco d’esordio dei Messiness: pur pescando a piene mani dai suoni vintage, il quintetto non ne rimane prigioniero e spinge in direzioni anche differenti ma sempre coerenti le sonorità e la propria creatività.

Ne esce un disco non nostalgico ma molto vibrante e positivo, senza sottovalutare assolutamente testi originali e piuttosto “laterali”, che si sposano molto bene con le sonorità. Un ottimo regalo di fine 2025, senza dubbio.

Genere musicale: alternative, rock

Se ti piace Messiness ascolta anche: Japanese Ghost Army

Pagina Instagram Messiness

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