Millepiani è un cantautore poliedrico e capace di intrecciare la sua musica con spunti differenti, provenienti da diversi linguaggi. La sua scrittura spesso tocca vertici di complessità che necessitano di essere decodificati, per poter essere colti in tutta la loro forza evocativa: ecco perché abbiamo deciso di confrontarci con Alessandro, facendogli qualche domanda mirata a creare per voi una mappa verso “Un mondo nuovo”.
Come ti senti all’alba di questo nuovo esordio, stavolta con un disco?
Oggi mi sento come se fossi alla soglia di un nuovo inizio, con l’emozione e l’attesa che accompagnano ogni alba. Questo disco rappresenta un capitolo importante del mio percorso artistico, un viaggio che riflette il mio rapporto con la natura, il cosmo e l’umanità.
Arrivare alla fine della produzione di un album è sempre un momento carico di aspettative. Dopo un lungo periodo di lavoro e introspezione, è un po’ come vedere un sogno prendere vita. La smania da pubblicazione, il desiderio di vedere questo lavoro camminare con le proprie gambe, sono stati enormi. Ogni brano è un pezzo di me, una parte del mio viaggio personale e collettivo, e ora è pronto per essere condiviso.
Provo un profondo senso di realizzazione e, al contempo, un’apertura verso nuove possibilità. Un mondo nuovo è un invito a esplorare, a riflettere, a sentirsi parte di una dimensione più grande. Quindi, mi sento emozionato, grato e pieno di speranza. Sono pronto a scoprire dove mi porterà questo nuovo capitolo, consapevole che ogni passo in avanti è un’opportunità per crescere e per continuare a sognare.
Un mondo nuovo è il titolo di un disco che “affolla” i pensieri, rendendoli allo stesso tempo più chiari e capaci di relazionarsi a una complessità che non vuoi semplificare in “risposte facili”, anzi, la tua è una musica che “genera dubbi”. Da quale necessità nasce la scrittura di questo disco?
La scrittura di Un mondo nuovo nasce dalla necessità di esplorare e confrontarmi con le grandi domande dell’esistenza. Viviamo in un’epoca di profonde trasformazioni, dove il rapporto tra l’individuo e la natura, tra l’uomo e il cosmo, diventa sempre più centrale e urgente. La mia musica non pretende di offrire risposte, ma piuttosto di generare riflessioni, di stimolare un pensiero critico e profondo.
Questo disco è un viaggio attraverso la complessità dell’essere umano e del suo ambiente, un tentativo di dare voce alle emozioni e alle esperienze che ci accomunano. Volevo creare un’opera che fosse capace di far emergere le contraddizioni e le bellezze del nostro tempo, senza ridurle a facili soluzioni. La complessità, la bellezza, e anche la distruttività della natura, insieme all’alienazione tecnologica che viviamo quotidianamente, sono temi che permeano le tracce del disco.
Scrivere questo album è stato un processo di introspezione e di apertura verso l’altro. Ogni canzone è un pezzo del puzzle, un frammento di una realtà più grande che ci invita a guardare oltre le apparenze, a cercare connessioni più profonde con noi stessi e con il mondo che ci circonda. È un invito a perdersi nel mistero dell’universo e della vita, a contemplarlo, e a trovare in questa contemplazione un senso di appartenenza e di comprensione.
Un mondo nuovo nasce dalla necessità di abbracciare la complessità dell’esistenza, di accogliere i dubbi come parte integrante del nostro cammino, e di creare una musica che sia capace di riflettere questa profondità e di stimolare una ricerca continua di significato.
Ti sei confrontato, in questi anni, con palcoscenici diversi, inseguendo la tua visione di musica. Quale pensi sia stata l’esperienza per te più formativa più importante?
L’esperienza più formativa e importante per me è stata suonare nei piccoli circoli, in quei luoghi intimi dove il pubblico è spesso composto da altri musicisti e cantautori. Questi momenti sono stati fondamentali per la mia crescita artistica e personale. In quei contesti, ho avuto l’opportunità di condividere la mia musica con un pubblico attento e critico, capace di offrire feedback sinceri e costruttivi.
Suonare in questi ambienti mi ha insegnato il valore dell’autenticità e della connessione umana. Ogni performance era un dialogo aperto, un’occasione per esplorare e affinare il mio stile, confrontandomi con altre sensibilità artistiche. La vicinanza fisica ed emotiva del pubblico ha creato un ambiente fertile per la sperimentazione e l’auto-riflessione. L’incontro diretto con il pubblico, l’interazione immediata e la possibilità di vedere le reazioni in tempo reale, hanno arricchito la mia comprensione di ciò che significa comunicare attraverso la musica. Ho imparato a valorizzare non solo l’aspetto tecnico, ma anche quello emotivo ed estetico, cercando sempre di creare un’esperienza completa e coinvolgente.
D’altro canto, anche esibirmi davanti a una piazza piena è stato un momento di grande emozione e realizzazione. Sentire l’energia di una folla numerosa, vedere le persone rispondere alla mia musica, mi ha dato una sensazione bellissima di essere nel posto giusto al momento giusto. È stato come se in quei momenti fossi me stesso al cento per cento, calato nella mia vera natura, più vera e sincera.
Suonare nelle piazze mi ha permesso di sperimentare la forza della connessione collettiva, di sentire come la musica possa unire persone diverse in un’unica esperienza condivisa. È un’esperienza che amplifica il senso di appartenenza e di comunità, rendendomi ancora più consapevole del potere della musica come strumento di comunicazione e di condivisione.
Hai deciso di pubblicare un “ep denso”, formato da un pugno di canzoni efficaci a raccontare un “manifesto” di te ben preciso. Era questo il tuo progetto fin dall’inizio? Oppure nel tempo hai selezionato lo “zoccolo duro” che oggi costituisce Un mondo nuovo?
In realtà, non considero Un mondo nuovo semplicemente un ep denso, ma piuttosto un concept album. Fin dall’inizio, l’idea era quella di creare un’opera che esplorasse temi profondi e complessi, legati al rapporto tra l’individuo e la natura, tra l’uomo e il cosmo. Ogni canzone è un tassello di un mosaico più grande, una parte di una narrazione che abbraccia le forze primordiali del cosmo e l’alienazione dell’uomo contemporaneo.
Il progetto si è evoluto nel tempo, certo, ma la visione di fondo è sempre stata quella di costruire un disco che potesse andare oltre la semplice collezione di brani. Volevo che ogni traccia contribuisse a un viaggio emotivo e filosofico, dal particolare al generale, dall’individuale al collettivo. Ogni canzone affronta temi come la bellezza e la distruttività della natura, l’isolamento tecnologico, e la ricerca di se stessi attraverso la fusione e lo smarrimento.
Questa concezione di album come un’opera unica e coesa mi ha permesso di selezionare i brani in modo che ognuno di essi non solo fosse efficace da solo, ma anche in armonia con gli altri. Ogni traccia è pensata per stimolare riflessioni, generare dubbi e incoraggiare un ascolto più profondo e consapevole.
Un mondo nuovo è, quindi, più di un manifesto: è una ricerca continua di significato, una riflessione sulla nostra posizione nel grande schema dell’universo, un invito a perdersi e a ritrovarsi attraverso la musica.
Ogni brano ha la sua sfumatura di sound, anche se in generale a dominare è la sensazione di trovarci di fronte a un disco che parla la lingua “internazionale” dell’anima, attraverso una commistione riuscita di elettronica, pop e folk. Quali sono stati i riferimenti musicali per te più luminosi, durante la scrittura di Un mondo nuovo?
Durante la scrittura di Un mondo nuovo, i miei riferimenti musicali sono stati molteplici e variegati, provenienti da diverse epoche e generi. La new wave e la post new wave hanno sicuramente lasciato un’impronta indelebile nel mio approccio sonoro, offrendomi quella miscela di sperimentazione e profondità emotiva che caratterizza questi generi. Il Franco Battiato più pop è stato un faro luminoso, con la sua capacità di coniugare la leggerezza melodica con la profondità lirica e concettuale.
L’indie rock degli anni duemila ha avuto un impatto significativo, portando una freschezza e una sincerità che ho cercato di infondere nelle mie composizioni. Allo stesso tempo, il folk internazionale ha contribuito con le sue radici profonde e il suo richiamo alla narrazione tradizionale, aggiungendo una dimensione intima e universale alle mie canzoni.
Infine, l’elettronica di artisti come Ryuichi Sakamoto e Alva Noto ha giocato un ruolo fondamentale, influenzando la mia esplorazione dei suoni e delle atmosfere. La loro capacità di creare paesaggi sonori complessi e meditativi mi ha ispirato a sperimentare con texture elettroniche e a integrare elementi moderni nel mio lavoro.
Tutti questi generi e artisti mi hanno influenzato profondamente nella scrittura di Un mondo nuovo, permettendomi di creare un disco che appunto parla la lingua “internazionale” dell’anima. Ogni brano, a mio parere, pur avendo la sua sfumatura distintiva, contribuisce a un’opera coesa, che esplora la complessità dell’esistenza umana e il nostro rapporto con il cosmo.
Facciamo un gioco: per ogni brano, prova a suggerirci un posto e un momento della giornata in cui secondo te dovremmo ascoltarlo!
Bellissimo questo gioco! Ecco la mia lista:
Un bagno di stelle: Questo brano si presta a essere ascoltato di notte, stesi su un prato sotto un cielo stellato, lontano dalle luci della città. È il momento perfetto per contemplare e riflettere sulla nostra esistenza nell’immensità del cosmo.
Krakatoa: Ideale da ascoltare all’alba, durante una passeggiata solitaria in un bosco o durante un’escursione in montagna. La natura intorno, con la sua bellezza selvaggia, vi aiuterà a scoprire il vostro Io più profondo, attraverso lo smarrimento e il contatto diretto con l’ambiente naturale.
Fantasmi a metà: Il pomeriggio, in un parco tranquillo dove puoi sederti su una panchina, leggere un libro e magari osservare le persone che passano. Consiglio di portare con se il Simposio di Platone, con il mito di Aristofane sull’anima gemella, che accompagnerà perfettamente la melodia del brano e la riflessione sulle relazioni umane.
In Caucaso: Da ascoltare nel tardo pomeriggio, magari su una terrazza con vista sulle montagne. La grandiosità della natura montana evoca la forza del mito di Prometeo incatenato, e puoi riflettere sul ruolo contemporaneo di questo “alternativo” Prometeo informatico-artificiale-iperconnesso.
L’universo delle cose perdute: Ascoltatelo all’imbrunire, durante una passeggiata per le strade di una città, dove ogni angolo e luogo racconta storie e stratificazioni di relazioni umane. Le teorie dell’eterno ritorno di Nietzsche si sposano con l’atmosfera nostalgica e riflessiva del brano.
Un mondo nuovo: La mattina, in un caffè affacciato su una piazza piena di vita, mentre osservi il risveglio della città e pensi alle possibilità di un futuro diverso e migliore.
Gea: Questo brano è perfetto per il tramonto, in un luogo sacro o un angolo di natura incontaminata dove puoi meditare, mentre il cielo si tinge di colori caldi e avvolgenti. O ancora meglio in una grotta piena di stalatitti e stalagmiti, nel ventre sacro della Madre Terra.
Hai in previsione un tour, per l’immediato futuro? Stai già pensando a come portare sul palco questo lavoro?
Sì certo! In base alla location adatto la formazione per presentare il disco. Posso essere da solo, con chitarra acustica e voce, se la situazione richiede un’esibizione più intimista. Oppure in duo con il mio amico chitarrista Diego Colletta alla chitarra elettrica. Ho anche fatto dei live in trio con l’aggiunta di un terzo elemento all’elettronica e ai campionamenti, ed è stata un’esperienza molto bella e coinvolgente.
Se invece si tratta di una piazza più grande preferisco avere una band elettrica che mi accompagni, la classica formazione batteria-basso-chitarra-voce che genera la giusta onda d’urto che ti sostiene mentre canti. I concerti in programma al momento toccheranno Lerici, Parma, Milano, Pietrasanta, Carrara ma spero di aggiungerne altri per l’estate. Comunque, in ogni caso, da solo o con la band, vi aspetto ai miei live!