Oplà Volume 2 è la più recente uscita dei Moca, band di grande inventiva che flirta con il pop e numerosi altri generi. Abbiamo rivolto loro qualche domanda.
Partiamo dall’ep: che cosa è cambiato rispetto al vostro “Volume 1”?
Sicuramente prima di tutto siamo cambiati noi, il percorso che abbiamo iniziato con Oplà è iniziato nel 2019 e già ai tempi comprendeva idee e bozze che ci portavamo con noi dal 2018, quindi in certo modo potete vedere la nostra evoluzione musicale negli ultimi anni.
Il Volume 1 e il Volume 2 poi per come la vediamo noi sono sempre stati parte di un unico progetto e non sono da considerare come album a sé. L’unica differenza che si potrebbe trovare forse è che il Volume 2 vuole essere molto di più un album “da serata”, con una serie di pezzi come Troppo Tardi o Stringersi che nascono proprio per essere ballati.
Vorrei saperne di più su “Un Giorno intero”
Ci è sempre piaciuto pensarlo come parte di un percorso, un’evoluzione di quella che si potrebbe coniare come la tematica del letto, che nei nostri brani si può ritrovare da Relazionatore a Varanasi, ma anche nella più recente Cuocersi.
In Un Giorno Intero, il letto sta a simboleggiare in qualche modo il nemico, ciò che ci ostacola nelle scelte, ciò che ci fa crogiolare su ciò che non va piuttosto che su ciò che si potrebbe fare. Un Giorno Intero è un grido di speranza, una rivoluzione contro il letto. Un richiamo alle coscienze a muoversi, ad agire, perché come dice il testo “La paura non è un freno mai”.
Qual è stata la canzone più difficile da realizzare?
Più che di una canzone si potrebbe parlare dei primi tre pezzi che aprono Oplà Volume 2: Cuocersi, Un Giorno Intero e Troppo Tardi. In questi tre pezzi abbiamo cercato di cambiare un po’ le carte in tavola, uscendo dalla nostra “comfort zone” e sperimentando anche suoni nuovi come per esempio il sassofono.
Per quanto riguarda poi il caso specifico di Cuocersi, gli stimoli sono stati anche maggiori. Lavorare con il nostro fratellino Frambo è stato fantastico, anche perché ci ha permesso di metterci in gioco ancora di più dovendo adattare le nostre sonorità alle sue e viceversa.
Mi fate tre nomi di artisti italiani contemporanei che vi piacciono particolarmente?
Cosmo, con l’ultimo album sicuramente si è posto come uno degli artisti con più credibilità e consapevolezza che si possano trovare in Italia; Joan Thiele, sempre più in crescita con la sua voce incredibile e le sue influenze latine; Venerus che ci ha presi sin dai tempi di Love Anthem, ma con l’ultimo album e le ultime partecipazioni con Mace ci ha stregati con il suo universo psichedelico.
Chiuso il progetto “Oplà” che cosa possiamo aspettarci da voi?
Stiamo già imbastendo nuovi brani e non vogliamo spoilerarvi ancora niente, ciò che non potrà sicuramente cambiare è la carica e la voglia di ballare e far ballare il nostro pubblico. Sicuramente ora inizia una fase un po’ più complessa a livello creativo, dobbiamo creare qualcosa di nostro, ma che non suoni come Oplà, dalla nostra però siamo facilitati dal fatto di essere una band, ognuno di noi ha vari ascolti, diverse ispirazioni, che a turno creano ventate d’aria fresca tra noi. Voi aspettateci e noi non vi deluderemo.