Un nome piuttosto articolato e una storia che ha superato i quindici anni: ecco i Nova Sui Prati Notturni. Li abbiamo intervistati.
Avete una storia piuttosto ricca alle spalle. Ci raccontate chi sono i Nova Sui Prati Notturni?
In pratica i NsPN nascono nel 2005, con il brano Le soleil quitte ces bords, presentato in un festival dedicato a Rimbaud. Quel lavoro, in gran parte strumentale, definisce da subito il nostro percorso. Successivamente quattro album in studio per Dischi obliqui, colonne sonore, due (blog)album. Nell’ultimo per Dischi obliqui, uscito circa un anno fa, ci siamo divertiti a usare l’espressione “realismo magico” per descriverci, per dire che ci piace rallentare e lasciare spazio al suono, aprendo a dimensioni che di solito, magari, vengono tralasciate.
Quell’album, intitolato proprio Nova sui prati notturni, mi sembra anche particolarmente rappresentativo del nostro modo di fare musica. Pezzi cantati e sussurrati, strumentali. Due chitarre, basso, batteria, tre voci. Melodia, ambient, post-rock.
Il vostro ultimo lavoro è uscito a dicembre. Come lo raccontereste a chi non lo ha ancora ascoltato?
Il nostro ultimo lavoro è un (blog)album, uno dei due realizzati con l’artista Pietro Scarso. Il primo è Last Ride. Si tratta non di un blog utilizzato per supportare un album, ma di un album che esce sotto forma di blog. Questo Reset 012 è composto di quattro brani strumentali legati ad altrettanti video. La modalità visuale sfugge al tentativo di tenerla ferma, fa pensare a un videogioco senza scopi. I brani dei Nova aderiscono a questa impostazione grafica perché sono decentrati e senza struttura, in continua mutazione. Forse Reset 012 mostra uno dei modi per avvalersi degli strumenti della tecnologia senza sottoporsi a una tecnica. Assomiglia a un lavorare con dei reperti tecnologici ancora funzionanti, ignorando le istruzioni per l’uso.
Avete già iniziato a lavorare a musica nuova? Ci anticipate qualcosa?
Stiamo cercando di chiudere un cerchio, nel percorso che ci unirebbe al nostro stesso inizio, per una rilettura di Le soleil quitte ces bords e di certa nostra musica degli inizi, con qualche novità. Il tutto, se tutto andrà bene, legato all’uscita di un libro intitolato Il cuore rivoltato, dedicato ai nostri primi lavori. Questo libro comprenderà contenuti multimediali (la nostra musica e i video di Ferrando e Baldini) e traduzioni inedite di poesie di Morrison e Rimbaud di Marco Cavalli e la partecipazione dell’attrice teatrale Valentina Brusaferro.
Avete esperienza con colonne sonore anche in ambiti prestigiosi, come il Torino Film Festival. Vi sentite più a vostro agio con una soundtrack o con musica per un vostro album?
Mi pare che i Nova, più che alternare una cosa all’altra, le tengano assieme. In un certo senso, tutti i nostri lavori sono colonne sonore. Così anche nelle strutture dei singoli pezzi. Brani strumentali come AmT ad esempio, pur dilatati, mantengono una struttura A-B-A-C, comune a diversi nostri brani cantati. Al contempo, certe nostre canzoni si sviluppano linearmente e quasi prive di un cambio, alla maniera di un brano strumentale.