Giornalista musicale ma anche musicista, Manfredi Lamartina/Novanta è ben noto ai lettori di TRAKS (qui una sua intervista di qualche tempo fa). Torniamo a occuparci di lui e del suo lavoro grazie all’uscita di Hello We’re not Enemies. Nel nuovo disco, composto di sette tracce, Novanta presta la propria musica e si presta a dialoghi con numerosi collaboratori.
Novanta traccia per traccia
Dopo l’introduttiva (e cupa in modo tenue) Sonder, si passa a Goðafoss, che cambia il mondo. I ritmi si fanno impetuosi, mimando certa dance electro. Entra il cantato di Raniero Federico Neri, insieme alla batteria di Giuseppe Musto, e il pezzo rivela potenzialità rock notevoli.
Mike vede la collaborazione di Claudio Cataldi e un ritmo più lento, ma con nostalgie new wave ancora piuttosto in evidenza. Le collaborazioni proseguono con l’eterea Tell the Story. Qui è Fabrizio De Felice a tuffarsi nelle acque misteriose del brano, portando con sé voce, synth e drum machine. Il pezzo può portare ad atmosfere post rock, quasi Sigur Ros.
Dopo la rapida e strumentale Akureyri, si arriva al passo pesante di Blue Lagoon, sette minuti e mezzo in cui si riversano tutte le influenze indie e post punk di Lamartina e compagni, che nello specifico sono rappresentati da Ian Bonnar. La parte finale del brano lascia spazio a malinconie e morbidezze non del tutto prevedibili, ma i cui riverberi sembrano allungarsi anche nelle oscurità di Melted Eyes, che chiude l’album.
L’idea di incorpora contributi altrui nel proprio lavoro, com’è ovvio, non è inedita. Ma Novanta/Lamartina riesce bene nel proprio intento, amalgamando da una parte il suono con le influenze “esterne”, e dall’altra ottenendo risorse di vitalità e di freschezza di ottima levatura. Il disco è indubbiamente riuscito ed è adatto per un pubblico molto variegato nei gusti.