Gli Olla pubblicano A Day Of A Thousand Years, il loro secondo in studio. Pubblicato per Collettivo Dotto, con distribuzione Soundrop, il disco si muove nei solchi che vanno dall’indietronica al folk passando per il pop. Il risultato è un disco di otto pezzi arrangiati con gusto e cantati in inglese, e quel che viene fuori è mezz’ora di musica curata nei dettagli ma orecchiabile e diretta, come nella migliore tradizione pop.
Olla traccia per traccia
La partenza, riservata al brano Quicksands, è piuttosto minimalista, ma presto le casse si riempiono. I ritmi sono controllati, il mood malinconico, la coda si allunga su percorsi variegati. Gimme a Day accelera un po’, andando a stendersi su praterie pop.
Invece Nord Tennis torna ad allungare i tempi, conservando e accentuando tutte le influenze dell’indie pop internazionale. Si va in folk acustico con l’introduzione di Wonderland. Con l’andare del pezzo le sonorità si allargano, entrano gli archi, ma tutto in punta di piedi.
Live Visuals and Love conferma che l’umore non è dei migliori, ma aggiunge qualche cosa in termini di drumming, confermando anche la tendenza a esprimersi in code strumentali che sembrano confermare il piacere della band nel suonare insieme. Saved Again entra piano nel discorso, mentre con Green Counrtains si sfora nel “pianissimo”, prima di lasciarsi andare a digressioni psichedeliche. La chiusura è Admitting The Mess, che non altera né le sonorità né le atmosfere create dal resto del disco.
Un disco gentile e omogeneo, quello degli Olla, che conferma le doti della band e che regala una manciata di buone canzoni scritte con cura.
