In tutti i digital store c’è il debut-album del duo romano gli Otium, Nessun negoziato, anticipato dall’uscita del singolo Ciao sono quel Dio, in rotazione radiofonica dallo scorso 21 giugno.
Quella de “Gli Otium”, novelli flâneurs della canzone d’autore, è una vacuità solo apparente, un indugiare deliberato in una dimensione umanistica di pienezza ideativa.
“Dietro le canzoni del nostro album- raccontano Gli Otium- c’è un sorriso costante e mai una derisione; si direbbe che il nostro scrivere è un omaggio all’ironia e al motivo per cui esiste: esorcizzare e nascondere, anche un po’ a noi stessi, l’amarezza”.
Otium traccia per traccia
Si parte con la chitarra acustica in Musica nel traffico, che piano piano allarga i suoni con il basso, il pianoforte e gli archi, costruita su episodi quotidiani e la voglia di fuga.
Ambiente romano urbano e una certa ironia accompagnano Trastevere, mezza beguine con un fondo malinconico.
Un pastiche di citazioni, stese sul riff di Walk on the Wild Side ci accoglie in Marta, che oscilla tra ricordi e curiose relazioni interpersonali.
Si guarda Oltretevere con Papa Francesco, ritratto piuttosto sorridente. Il dittatore asiatico ha un obiettivo abbastanza chiaro, poi si diffonde su questioni di politica estera e interna.
Fighetta invece se la prende con fenomeni social. Un po’ di elettronica e un atteggiamento parzialmente disinvolto quello che si incontra in Sofia.
Molto fitta e narrativa, ma in senso popolare, ecco L’Olimpica, nome gergale per la direttrice romana costruita per i giochi del 1960.
Ecco poi Ciao sono quel Dio, singolo più spiritoso che spirituale. Approcci danteschi nella romantica, ma con leggerezza, Altri inferni.
Passeggiate con osservazioni piuttosto critiche quella alla base di Chantal, che ospita una chitarra elettrica piuttosto old style.
Ce la si prende con i colleghi musicisti in Anita, mentre Il candidato identifica obiettivi politici e di attualità. Si chiude con Buone feste, racconto swing di un pranzo di Natale.