Esce in distribuzione Artist First il primo ep di Piccoli Bigfoot dal titolo Tra Bergamo e il Far West. Ecco il capitolo definitivo del cantautore senza volto, che gioca con gli stereotipi in mescolando folk e punk e indaga sull’identità di chi, nell’ultimo complicato periodo, si è un po’ perso.
“Tra Bergamo ed il far West ci sono un sacco di maschere pirandelliane, di trappole della quotidianità, di desideri di scappare e di cambiare identità per ritrovare se stessi, in un mondo fatto di slogan, violenze verbali, frustrazioni e stress”.
Piccoli Bigfoot è un cantautore mutante con forte attitudine folk punk. Si è svegliato, dopo anni di coma, in un carcere di legno di massima sicurezza senza nessun ricordo del passato. Passa il tempo scrivendo e suonando canzoni per capire e ricordare la sua vera identità.
Dal Gennaio 2019 comincia a suonare, in modalità chitarra/voce, dappertutto, per strada, nei bar, in feste e locali. Arrivando ad aprire il concerto dei Tre Allegri Ragazzi Morti in Latteria Molloy di Brescia nel Marzo del 2019. Nel Gennaio 2020 entra in studio, con la band, per registrare il suo primo EP “Tra Bergamo ed il Far West” prodotto e arrangiato da Gregorio Manenti (Pau Amma, Dente).
Piccoli Bigfoot traccia per traccia
Si parte subito da quella che potrebbe essere una canzone manifesto: Prima gli immigrati è un brano di istinti folk, ma anche di idee cantautorali marcate, con ironia e attualità politica ben presenti ma non ridondanti.
“La bella lava al fosso/la sua identità“: si parte da una variabile impazzita ma imperniata su un ben noto canto popolare per La bella e la maschera.
C’è un pochino di Brunori invece nella morbida e gentile Se se se, che si avvita intorno a una marcetta gestita in modo gentile ma crescente.
Allegra come modi ma dubbiosa nei testi, ecco poi la Sindrome di Peter Punk, sempre irrorata di folk e vivida per le dinamiche di chitarra e voce.
A chiudere un pezzo leggermente più cupo, con fisarmonica, che parla di Bergamo, come peraltro gran parte dell’ep: La più bella che c’è, che celebra la “città dalla testa dura”, senza troppi riferimenti al Covid, ma la presenza della pandemia sembra lì dietro l’angolo.
C’è molto di nuovo nel modo tradizionale in cui Piccoli Bigfoot mette insieme le sue canzoni: voce, chitarra e molto cuore per cinque canzoni che scivolano leggere ma sempre con grande intensità. Ottimo assaggio, si attendono gli episodi successivi.
Genere musicale: cantautore
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