Fabrizio Pollio è un cantautore milanese, nato nel 1984. Humus è il suo disco di esordio solista. E fin qui. Ma bisogna aggiungere che Pollio è anche il fondatore e frontman della band Io?Drama, che ha collezionato quasi 500 concerti in dieci anni di carriera (tra cui due sold-out da headliner all’Alcatraz di Milano), raggiungendo più volte l’heavy rotation radio su circuito nazionale.

Dal 2013 è membro attivo del collettivo Rezophonic. L’esordio in solitaria di Pollio è contrassegnato da nove canzoni da cantautore moderno, con elementi di pop, rock, folk, elettronica mescolati con giudizio.

Pollio traccia per traccia

Sottofondo tematico religioso per Oggi è domenica, canzone movimentata e dai toni pop-rock, in apertura di album. Più lento e compassato il passo di Generico, tra riferimenti dostojevskiani e improvvise esplosioni di voce. Le vite degli altri cita un film celebre per raccontare però storie autobiografiche e piuttosto depresse, ma il mood lascia spazio a sonorità non malinconiche, a cercare qualche tipo di contrasto. “Ma quando cazzo è che arriva il mio momento” è ritornello di una certa qual efficacia.

Nessun Dogma lascia le malinconie per ritmi electro con retrogusti da dancefloor (e qualche memoria di songwriting britannico, nella fattispecie un Richard Ashcroft d’annata), arricchito dal coro finale che gioca sull’assonanza Nessun Dogma/Nessun Dorma. Si rallenta con La Comparsa, in cui la voglia di raccontare emerge, tra immagini flash e un background sonoro morbido.

Il figlio malpensante sceglie un sound molto variegato, con la tromba e il pianoforte ad accompagnare la voce che si fa dura e aggressiva. Incompiuta invece segue percorsi molto più intimi sulle prime, pur con aperture molto colorate lungo la strada. Al contrario Sospesa abbassa i toni e li mantiene omogenei (e tristi) per tutto il tempo. In chiusura, altri riferimenti religiosi con Angelus, con ritmi alti e drumming regolare, e ancora con una struttura rock-pop non banale.

Fabrizio Pollio accetta la veste del cantautore ma senza affossarsi troppo sulla tradizione, veicolando i propri contenuti con suoni che accettano e accompagnano la variazione e il cambiamento. Al pari di altri “solisti fuoriusciti dalla band” (Appino, Martinelli) continua a pensare da gruppo anche quando si trova solo con la chitarra, e le canzoni ne traggono indubbio giovamento.

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