I Ponzio Pilates pubblicano un nuovo album, pieno di simpatia e gentilezza fin dal titolo. S’intitola infatti Sukate ed esce per Brutture Moderne. Trascinato da brani come Bagarre, Vongole, Figamalapena, Ciocobiscotto, il nuovo album dei Ponzio Pilates danza nell’ebrezza di un baccanale senza perdere mai l’impulso ritmico primigenio.
“Sukate è nato per caso, o forse spontaneamente, di certo come necessità di riascoltarsi in un momento di cambiamento più o meno inconscio. Abbiamo deciso di prenderci il nostro tempo in un posto fuori dal mondo, alle Case del Vento, in una villa perduta nella Romagna bucolica.
A differenza del nostro primo ep Abiduga, volutamente lo-fi totalmente realizzato in home recording, questo nuovo disco è stato registrato e mixato con l’aiuto fondamentale di Andrea Lepri e Marco Parollo: Andy (Andrea), in particolare, si è occupato del mixaggio e dell’editing e ha contribuito all’arrangiamento del brano Watashi; Marco, invece, si è occupato della registrazione, che è stata fatta principalmente in presa diretta dentro la vecchia mangiatoia per le vacche della villa.
Non c’è un genere in grado di definire tutto il disco Sukate; non c’è nemmeno una frase che può dare un’idea che sia condivisa in ogni brano. Ogni brano è indissolubilmente legato agli altri, ma ha totalmente un’identità e forse anche un “genere” diverso, se vogliamo parlare di generi.
Quello che abbiamo fatto è riprodurre le nostre improvvisazioni furiose e istiganti alla danza ferina, ancora, ancora, e ancora, fino a che non si sono plasmate in una forma più definita e concreta”
Ponzio Pilates traccia per traccia
Si parte con Disagio e Camagra, un minuto e mezzo di fiesta sudamericana che introduce all’album.
E si resta in fiesta con Gamolla, che però assume accenti più psichedelici fin da subito, senza perdere però in termini di ritmo.
C’è un po’ di reggae nelle vene di Bagarre, che poi riparte per lidi tropicali a ritmi più accelerati, ma poi rallenta, ma poi fa un po’ come le pare. Nel finale fiati e chitarra, quasi alla Santana.
Si passa a Insalata, un brano anti-veg cantato in modo piuttosto lamentoso e un filo scomposto.
Rimane sull’alimentare Vongole, che però torna a scenari più affollati (e con un cantato abbastanza incomprensibile, qualunque sia la lingua utilizzata). Finale impazzito quasi inevitabile.
La title track Sukate è un curioso mix tra elementi diversi, non ultimo il ballo liscio, interpretato con un po’ di fantasia e follia. C’è bisogno di “abbassare vertiginosamente la chitarra” a un verto punto, in modo da far salire altri elementi.
Si potrebbe dire che è una cover, ma forse non proprio fedelissima, Figamalapena, il cui testo si articola su poche e abbastanza chiare dichiarazioni, mentre i suoni prendono sempre la via (rapida) dei Tropici, pur con variabili elettriche e di altro genere.
Gli orizzonti sono invece giapponesi con Watashi, un po’ più tranquilla e quasi lounge, con voce femminile.
Il pezzo più sofferto del disco (va be’, più o meno) è Ciocobiscotto, ricco di istinti soul e di qualche leggerissima allusione sessuale.
C’è parecchia ironia ma anche molta perizia nell’album dei Ponzio Pilates, i cui suoni impazziscono spesso, come la maionese, ma non per caso. L’esordio è vincente perché è divertente e disinvolto, con tutte le pedine al posto sbagliato, che poi però si scopre essere quello giusto.