Pramuda: siamo nati dalla voglia di sperimentare e unire mondi sonori diversi

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Bee’s Dream è il primo singolo del collettivo Pramuda. Il brano controcorrente dai soliti canoni musicali vuole essere un elogio alla natura e all’importanza di rispettare il pianeta.

In Bee’s Dream si fondono tre lingue: l’italiano, l’inglese e l’arabo. Nel brano si immagina, dopo uno scenario apocalittico, la ricomparsa di un’ape, animale fondamentale per il nostro ecosistema, che riporta l’equilibrio in un habitat stravolto dalle mire espansionistiche e distruttive dell’uomo che hanno seminato solo rovine.

Come è nato concretamente Bee’s Dream? Chi ha proposto l’idea iniziale?

Bee’s Dream è nato da un’ispirazione collettiva, una combinazione di esperienze e influenze che si sono intrecciate spontaneamente. L’idea iniziale è stata proposta da Mario Ciardo che ha condiviso il pensiero, poi Alex Benedetto e Mbarka Ben Taleb lo hanno sviluppato nei loro rispettivi linguaggi, infine Diego Spasari e Claudio Poggi, hanno realizzato una bozza sonora che ha subito catturato l’attenzione di tutti. Da lì, il brano si è evoluto grazie all’apporto creativo del collettivo.

Che difficoltà avete incontrato nel mescolare tre lingue diverse all’interno dello stesso pezzo?

La sfida principale è stata trovare un equilibrio naturale tra le lingue, evitando che una sovrastasse le altre. Abbiamo lavorato sull’intonazione e sul ritmo per garantire una fluidità senza perdere l’essenza di ciascuna lingua. Inoltre, la traduzione e l’adattamento dei testi hanno richiesto grande attenzione per mantenere il significato originale in ogni idioma.

Come si è formato il collettivo Pramuda? Vi conoscevate già o è stato un incontro nato per questo progetto?

Il collettivo Pramuda è nato dalla voglia di sperimentare e unire mondi sonori diversi. Alcuni di noi si conoscevano già da precedenti collaborazioni musicali, mentre altri si sono uniti proprio per questo progetto. La chimica artistica è stata immediata, e abbiamo trovato una sintonia unica nel lavorare insieme.

Com’è stato il lavoro in studio con Claudio Poggi e Diego Spasari?

Lavorare con Claudio Poggi e Diego Spasari è stato un viaggio stimolante e ricco di spunti creativi. La loro esperienza e visione hanno contribuito a dare profondità al brano, aiutandoci a esplorare nuove soluzioni sonore e a valorizzare ogni dettaglio dell’arrangiamento.

C’è stato un momento, durante la lavorazione, in cui vi siete detti: “Ok, ci siamo, questo è Bee’s Dream”?

Sì, assolutamente. C’è stato un punto in cui, dopo aver ascoltato il mix definitivo, ci siamo guardati e abbiamo percepito quell’energia unica. Era il momento in cui tutto si incastrava alla perfezione, e abbiamo capito che Bee’s Dream aveva trovato la sua forma definitiva.

Pramuda è nato come progetto singolo o avete già in mente altri brani?

Pramuda è nato come un progetto con una visione più ampia. Bee’s Dream è soltanto il primo tassello di un percorso che abbiamo intenzione di sviluppare ulteriormente. Ci sono già idee in cantiere per nuovi brani, e siamo entusiasti di continuare a esplorare nuove direzioni musicali.

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