Meteore è il disco di debutto di Rapha, già anticipato dai singoli In punta di piedi e Acque amare. Una raccolta compatta ma ricca di sorprese da ascoltare tutta d’un fiato, così come le meteore vengono ammirate per pochi istanti prima di svanire nella coltre celeste. Cinque canzoni che spaziano tra l’acustico e l’elettronico, e una poesia come sesta traccia a terminare il viaggio. Rapha si impone quindi nella nuova scena romana con un disco dalle sfumature autobiografiche in cui è impossibile non identificarsi. L’estate inizia ufficialmente così.
Rapha traccia per traccia
Acque amare apre l’ep su battiti elettronici, ma c’è anche molta carne in una canzone caratterizzata da “lacrime” e “pagine”, con una chitarra elettrica che gorgoglia in lontananza.
Si scopre poi un’Aporia, una mancanza quasi filosofica che si muove tra esplorazioni cittadine e sogni, con il fantasma di Califano che si muove sullo sfondo.
Cantautorato e qualche accenno rappato (o forse un cantato particolarmente fitto) ma tutto sottovoce, anzi, In punta di piedi, in una canzone morbida e quasi timida.
Romanticismo a piene mani quello regalato anche da Occhi da cerbiatto, mossa da intimità e sguardi. Aria vagamente vintage quella che caratterizza Vhs, che celebra la vita ma con un tono abbastanza malinconico, pur raccontando di situazioni positive, in un contrasto dolceamaro. Si chiude con il recitato, poetico e intenso, di Versi umili, affidato a voce femminile.
Esordio interessante, quello di Rapha, che si iscrive alla nutritissima scuola romana portando la propria personalità, senza schiacciarsi troppo sui numerosi modelli a disposizione.