Recensione: Buddha Superoverdrive, “Nuovi cannibali”

Buddha Superoverdrive 2Nuovi Cannibali è il primo full-length dei Buddha Superoverdrive, che portano con sé semplicemente un basso e una batteria, con testi in italiano. Nuovi Cannibali è stato “catturato” su nastro analogico – il “fisico” – presso il Trail Lab Studio di Napoli da Fabrizio Piccolo, mentre sarà “immateriale” il supporto su cui verrà riversato, infatti il lavoro sarà fruibile in digitale bracciale/USB, disponibile online e nel corso del lungo tour lungo lo Stivale.

Buddha Superoverdrive traccia per traccia

Si parte con il bartaliano Tutto da rifare, brano contrassegniato da un drumming molto consistente e da ritmi alti, con una base blues sulla quale il cantato si stende in modo aggressivo ma anche confortevole. Acide e psichedeliche le idee di base di Cannibali, la quasi title track che fa della semplicità di strumentazione la propria forza (anzi, non fa intuire che la strumentazione sia così “basica”).

Magnolia, tra i pezzi più intensi dell’album, accentua il proprio spirito punk, corre a perdifiato e dietro al drumming di Maurano tutto rispetto, almeno quanto il corrispondente compagno di scorribande, il basso di De Martino. Il pezzo ha anche uno stop and go che alza ulteriormente il livello del pathos.

Leggermente più morbida, ma anche più inquietante, 1000 watt, con lungo finale di cori tribali ed esplosioni devastanti. Lo stop and go, peraltro, è buona norma utilizzata anche all’interno di Buona Regina, un po’ Marlene in certi strati sonori e in parte nel cantato. Ritmata a passo contenuto Quasi fragile, che si distende in passaggi dilatati, guardando in faccia un post rock scarno e parente del blues.

Molto incalzante e muscolare Il Male Minore, metre SuperOverDrive mette in campo solamente del puro rock’n’roll, quasi zeppeliniano nella sua purezza.  Rallentamento brusco quello previsto da Pagliacci, che mette in evidenza la capacità della band di bilanciare pieno e vuoto. A metà canzone si mette in evidenza, per una volta, un basso che non fa ricorso a overdrive di alcun tipo. Ma è solo un attimo, perché la cavalcata riprende, con toni tra lo psichedelico e l’apocalittico.

Elefanti si affida a movimenti sotterranei nell’introduzione, che poi lasciano spazio a percussioni di carattere tribale e ancestrale, prima della parte finale che lascia maggior spazio alle variazioni sul tema. Finoallafinedelcerchio provvede adeguato finale delirante.

Originale e dinamico, il disco dei Buddha Superoverdrive dimostra come lo strumento migliore da utilizzare in un disco sia la creatività: dietro la perizia tecnica dei due componenti della band ci sono idee e la voglia di sperimentare nuove sonorità senza farsi frenare da eventuali limiti dovuti alla strumentazione.

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