[soundcloud url=”https://api.soundcloud.com/playlists/192909091″ params=”color=ff5500&auto_play=false&hide_related=false&show_comments=true&show_user=true&show_reposts=false” width=”100%” height=”100″ iframe=”true” /] MetamorfosiEdito da Mauna Loa e distribuito da Believe, Chrysalis è il nuovo disco delle Metamorfosi, il primo tutto scritto e cantato in inglese. La band laziale, che si spartisce nel disco fra ispirazioni indie, jazz, prog, è reduce da un 2015 in cui ha aperto i concerti di Carmen Consoli, Max Gazzé, Marlene Kuntz e vinto festival e premi.

Con oltre 150 concerti in tutta Italia alle spalle (38 solo nel 2015), le Metamorfosi si apprestano ad aprire una nuova stagione live: dopo la presentazione ufficiale di Chrysalis il 27 febbraio scorso nella suggestiva cornice del Museo Del Sottosuolo di Napoli, faranno seguito le prime date a Roma e nelle province di Lazio e Campania.

Metamorfosi traccia per traccia

Si parte da movimenti leggeri e da piccoli suoni acuti, con Essence: l’intervento della voce segnala un cambio di passo e di tendenza, con una struttura rock che emerge dai discorsi molto morbidi dell’inizio. Un po’ di Kate Bush (con qualche spolverata di Tori Amos) fa capolino in Chrysalis, la title track, che ha un andamento piuttosto ondivago, con il drumming che alza il tiro all’improvviso e la chitarra che svisa impazzita. Code impreviste del pezzo portano in dote qualche scratch e un violino.

Gregor Samsa è un riferimento possibile per la band (che però, chiamandosi “Le Metamorfosi” e arrivando dal Lazio dovrebbe far riferimento più a Ovidio che a Kafka). Comunque, nel breve intermezzo che porta il nome del personaggio kafkiano non c’è traccia di scarafaggi o di mele incastrate, solo un breve coro in stile gregoriano (nel senso di papa Gregorio, insomma ci siamo capiti). Levity si alza di lì a breve, ma la sua “leggerezza” è frenata da percussioni risonanti e da un atteggiamento generale quasi jazz.

Cambio di voce e struttura rock piuttosto standard per Keep the Pain, che si trasforma in un duetto, in toni tutto sommato moderati. Packed Smiles segue il procedimento adottato per Essence: una lievissima introduzione strumentale, a cui fa seguito l’ingresso della voce e una crescita progressiva del suono, anche in termini di volume.

Si adotta una struttura a climax anche in Light, che però non parte molto piano, ma arriva presto a esplosioni controllate ed effetti corali, con idee progressive che si affacciano sullo sfondo. La chiusura è affidata a The Moon is Kiddin’ Me, piuttosto enfatica e dai tratti teatrali, con un finale a sorpresa.

Può sorprendere, qui e là, il disco delle Metamorfosi: con una certa varietà d’ispirazione e un certo coraggio, la band mette in campo le proprie armi migliori e confeziona un disco ispirato e interessante.

Se ti piacciono le Metamorfosi assaggia anche: The Winstons
Prossimi concerti delle Metamorfosi
12.3.2016 @ Freedom Cafè, Coreno Ausonio (FR)
13.03.2016 @ Jarmusch, Caserta
18.03.2016 @ Terra di Briganti, Castelforte (LT)
20.03.2016 @ Le Mura, Roma
24.03.2016 @ Magazzino, Formia (LT)
25.03.2016 @ Bar Cicerone, Arpino (FR)
16.04.2016 @ Les Maudits, Valmontone (RM)

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