Due anni dopo l’esordio, ritorna il punk degli I.A.N.T. (Incapaci Ai Nostri Tempi) con il nuovo Limite: otto tracce veloci ed energiche, ma non superficiali, per un disco veloce e convincente.
I.A.N.T. traccia per traccia
Si parte su ritmi molto animati, con chiari influssi punk, con Il Trionfo, che se la prende con situazioni danzerecce e dj di vario tipo. Si corre a tutta birra anche in Luogo comune, dopo la citazione di Celentano/Mori di “Chi non lavora non fa l’amore” (gira e rigira le canzoni mainstream citate dagli indipendenti sono più o meno sempre quelle).
Si procede poi con 33-15, già presentata come singolo, che sceglie la via di un rock molto aggressivo per parlare di temi più seri, come la guerra. Significativi anche i temi di Non sparerò, con la collaborazione di Bologna Violenta, che attacca in modo consistente i temi della non necessità di armi in un mondo come il nostro.
Tra le Mura utilizza chitarre sostanzialmente metal per un discorso che riguarda vari livelli di non normalità. Si torna a ritmi ska con Limite, la title track, che vede l’intervento di Talco. Scelta curiosa quella della cover di un pezzo non proprio memorabile come Il mio nome è mai più (del trio Ligabue-Jovanotti-Pelù) resa qui con una certa dose di collera residua. Apertamente punk il finale del disco, con La colpa è tua, che pur inondando le casse con un drumming molto animato, proprone varianti di ritmo nel proprio percorso.
Ottima l’energia degli I.A.N.T., distribuita con equità su tutte le nove tracce del disco. Buona anche la capacità di scrittura, di occuparsi di temi anche consistenti senza retorica.
