neverwhereCon un ossimoro come Alonetogether parte, giusto oggi, la carriera solista di Neverwhere (che invece dovrebbe essere un anacoluto, ma non stiamo a sottilizzare), cioè Michele Sarda, bassista di New Adventures in Lo-Fi e Caplan, chitarrista degli American Splendor.

Sarda sceglie la strada del folk, ora acustico ora elettrico, per raccontare le proprie storie e i propri dolori.  Alonetogether è stato registrato, prodotto e mixato da Loris Spanu, Enrico Viarengo e Michele Sarda negli studi Dotto, a cavallo tra il 2015 e il 2016.

Neverwhere traccia per traccia

Si parte con Ask the Stars, ballata di caratteristiche folk piuttosto chiare e spiccate, già utilizzata come biglietto di presentazione del disco in qualità di singolo e video. Better than yesterday, worse than tomorrow cambia leggermente il panorama: pur conservando idee folk, qui si passa a un elettrico tutto sommato minimal, ma in grado di fornire un supporto differente alla voce.

Meno rumorosa e più intima November, che però nella struttura può far pensare a certi brani grunge che a inizio anni Novanta hanno popolato le classifiche. Sempre a caccia di intensità, Stranded prende poi corpo con diteggiature serrate e cori utilizzati con una certa fantasia.

Si torna a scenari più classici con Christmas Eve Lonesome Bitterness Blues, che è “blues” soprattutto nei sentimenti, visto che le modalità sono più vicine a quelle del folk acustico. Tutt’altro il carattere dell’aggressiva Outcast Manifesto, quasi un pezzo punk molto elettrico.

You&I riporta a galla i sentimenti folk e una certa qual sofferenza nel canto. Girl interrupted è un intermezzo curioso, tra il noise e lo sperimentale. One for the missing invece sceglie di nuovo la modalità chitarra (acustica) e voce, con un mood non proprio ottimista.

Scenes from a wedding opta per sonorità più vicine al blues, aiutata anche da una voce filtrata che richiama qualche classico del genere, nel pezzo più “americano” del disco. La chiusura del disco, Winterlight, è morbida e tranquilla, anche se con qualche tentativo di evitare che le sonorità suonino troppo classiche.

Ottimo disco quello di Neverwhere, che mette insieme sentimenti e competenze per ottenere un disco molto appassionato ma anche animato da ispirazione di livello, con un esito a largo raggio che si può definire tranquillamente “internazionale”.

Se ti piace Neverwhere assaggia anche: The Please

One thought on “Recensione: Neverwhere, “Alonetogether””

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi