I Plants sono una band romana che si presenta più o meno così: “Il loro è un rave musicale concepito in un box puzzolente e fatiscente a tre piani sotto il terreno in una via qualunque di Roma sud”.
“Rave” è un concetto un po’ vago, ma il genere di riferimento della band sembra essere lo shoegaze, anche se con larghe divagazioni. Il loro debutto è Tales From The Space Echo, uscito con la VDSS Records. Il disco è stato registrato, mixato e masterizzato da Filippo Strang al VDSS Recording Studio di Morolo (FR).
Plants traccia per traccia
Partenza morbida e piuttosto ipnotica per Yosemite, che però alla prima curva stacca il gruppo e si fa più aggressiva. Segue Wide circle, un cerchio largo e rumoroso con partenza potente. Poi si inseriscono intersezioni più dialettiche, con spazio per tessiture di chitarra.
Lullaby tiene fede al proprio nome e si presenta con un incipit soft. Ma a dire il vero è tutto il pezzo a rimanere sotto l’egida di uno spleen sonoro e umorale, fino a un finale più esplosivo. Benché ci si potesse aspettare un ritorno a modi più roboanti, Life is changing continua con un mood malinconico.
La malinconia è però spazzata via da I.W.T.K. Con chiari riferimenti al sound di marca Joy Division, la band fa emergere nel pezzo la propria parte oscura. Verte parte pianissimo, ma non c’è bisogna farsi ingannare. Il pezzo, il più lungo del disco, è costruito a climax e porterà il noise a livelli estremi.
Alternanze di tranquillità e di potenza si riscontrano anche in Nyx. Il disco si chiude con Live’n’go, curiosa escursione nell’electro-rock.
Buon esordio per i Plants, che accolgono svariate influenze nel proprio disco e cercano di filtrarle secondo la personale sensibilità. Il disco può non suonare sempre coerente, ma nel complesso convince e mostra potenzialità non secondarie per la band.