Uscito pochi giorni fa, si chiama Bello ma i primi dischi erano meglio il nuovo dei Pugni nei reni, a rappresentare con il titolo uno dei luoghi comuni più frequenti (ma spesso veritieri) della storia del rock.
Pugni nei reni traccia per traccia
Con una partenza al contrario, Babuzzi apre il disco su ritmi e suoni rock blues, ma prendendosi anche delle libertà che viaggiano in direzione psichedelica. Si prosegue con Drop, aperta dalla chitarra su toni molto determinati. La canzone si permette qualche excursus piuttosto Seventies, affidato anche in questo caso alla chitarra ma anche alla voce, mentre la sezione ritmica si preoccupa di tenere il brano ancorato a terra.
Morning Brunch parte pianissimo, ma non c’è mai da fidarsi degli incipit troppo morbidi: il ritmo si anima in breve e, seppur senza picchiare troppo duro, ci si trova di fronte un blues cantato in falsetto e virato in senso elettronico, piuttosto fantasioso. Jake parte da un blues veramente minimal, che poi evolve con voce roca chiaramente waitsiana, e poi si avvita in citazioni da Clint Eastwood e sparatorie finali.
Piuttosto tranquilla la partenza di Garage, che poi segue strade particolari, persa dietro voci in falsetto, poi corali, poi Tognazzi che fa la Supercazzola. Il nuovo che avanza procede su ritmi piuttosto marcati, lasciando libera stura a un rock che sembra una roba tipo i Deep Purple suonati con un banjo.
Risposte di circostanza alle domande esistenziali di Jane Fonda (che già per il titolo merita attenzione) apre con un loop di percussioni suonate con la bocca, e procede su campionamenti di vario tipo, con suoni di fisarmonica a incasinare il tutto. Ci si butta sulla parodia elvisiana con Il Rock’n’Roll, mentre a chiudere arriva Il valzerino dell’amore, tra fischiettii e racconti recitati ricchi di piena inquietudine.
Trovare una direzione nel disco dei Pugni nei reni è difficilissimo, visto che le canzoni vanno spesso a nord, sud, est e ovest contemporaneamente. Però se si riesce a capire da che parte si entra, il disco si fa godibilissimo e molto divertente, con la freschezza che si chiede a un esordio e la pazzia che forse non ci si aspettava.