Recensione: The Rideouts, “Heart and Soul”

rideoutsNuovo capitolo della storia dei Rideouts: la band fondata nel 2003 tra Trieste e Liverpool dal cantante e chitarrista Max Scherbi pubblica Heart and Soul. Nel disco appaiono: Andrea Radini alla chitarra, Michela Grilli alle seconde voci, Gianpiero de Candia al basso e cori e Federico Gullo alla batteria. Su disco si aggiunge, in due brani, il quartetto d’archi di Zagabria composto da Davide Albanese e Paola Bezi (violini), Lucija Brnadic (viola), Jasen Chelfi (violoncello).

Presentato il giorno stesso dell’uscita, il 28 gennaio 2016, presso il Teatro Miele di Trieste, Heart and Soul si rifà alle sonorità della musica anglo-americana degli anni ’60, dal pop al rock, dal blues al garage rock senza dimenticare un pizzico di psichedelia.

The Rideouts traccia per traccia

Si parte dal primo singolo: Not Enough presenta linee semplici ma un’aggressività buona e sensata, nei colori del rock e del blues. Ritmi leggermente trattenuti e qualche riferimento ai Sixties in Plastic Soul, con chitarra e voce in buona evidenza. Si va di ballata a volute ampie e archi con I’m so sorry.

Un che di spagnoleggiante nell’intro di Give it to me, che però lascia presto a sensazioni più vintage, con chitarra e controcanto femminile, nonché un’innegabile impronta santaniana (ma anche un pizzico di Rolling Stones) a fornire il background per la canzone.

Robusta e consistente I’ll Be Free, sorretta da buoni giri e da un drumming intenso ma non troppo invadente. Put the Blame on me torna a rallentare e ad allargare lo sguardo sul panorama, con dolcezza. Tutt’altro carattere quello di Who I Am, che svela in pieno il lato garage del disco.

Wait ha un passo moderato e cresce un po’ alla volta: la si può definire pezzo “lennoniano”, se non fosse che l’aggettivo si può adattare comodamente, a diversi livelli, a quasi tutte le canzoni del disco.  Piuttosto interlocutoria Take it Easy, mentre si torna sul versante blues/garage con la cadenzata Be a Man. Chiusura affidata a Don’t Cry, che di nuovo torna su toni morbidi e acustici.

Buona prova dei Rideouts, carichi di sonorità vintage ma anche di idee personali: tra queste tracce non si troverà l’innovazione musicale del secolo, ma buone dosi di appagamento per ascoltatori di rock sicuramente sì.

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