Uscirà il 30 ottobre Lo Specchio, album del progetto Zivago: il duo indie milanese composto da Lorenzo Parisini e Andrea Zonescuti per I Dischi del Minollo. Lo Specchio è un concept album il cui fil rouge è uno specchio rotto in tanti pezzi che riflettono centomila volti distorti.
La base su cui il duo lavora è folk e indie, con marcati indizi della tradizione cantautorale italiana, ma i riflessi sono del tutto personali.
Zivago traccia per traccia
Lo Specchio, la title track, apre il disco. Sono fiabesche tematiche e atmosfere, che dopo un’intro acustica aumentano di volume e forma. Qualche riferimento alla tradizione progressive italiana (segnatamente, la Pfm) si può cogliere senza difficoltà nelle pieghe più morbide del brano.
Acustica anche l’apertura di Signor Nessuno, che ha invece un’evoluzione più ritmata è un testo piuttosto surreale. La qualità delle liriche sono diluite in sonorità morbide ma non spente. A seguire Ballata di un tempo perso, che per i suoni sembra inseguire idee lounge ed easy listening, come conferma la coda finale strumentale.
Arriva poi una cover molto vintage de La Gatta di Gino Paoli, eseguita sottolineando gli aspetti malinconici della canzone. Dura e improvvisamente cattiva, più nel testo che nella musica, Luisa, con una discreta presenza elettrica e un senso d’inquietudine ad accompagnare il brano.
Abracadabra fa tornare in parte la serenità, anche se gli incisi sono frequenti e numerose le situazioni che portano fuori dal tracciato, spesso con un sapore british quasi beatlesiano, impressione rafforzata dal finale anglofono. Arriva poi Quello che non farò, ballata acustica sulle prime, ma batteria e altri amici decidono di cambiare l’impostazione iniziale e di farne un medio rock di buona sostanza.
Senza dirtelo invece picchia fin da subito, sempre senza incrinare la gentilezza generale del disco, ma con qualche accordo che va in acido facilmente. Qui e là nel disco sembra di avvertire anche qualche influenza luciobattistiana, specie post Mogol, e/o qualche eco di Colapesce. Si chiude sulle note della morbida Blue Lullaby.
Una semplicità apparente ma una sostanza complessa, costruita con cura, raggiunta con il lavoro: gli Zivago hanno preso gli elementi a propria disposizione e li hanno mescolati con fantasia, approdando a un album originale e di ottimo livello.