requiemA sei anni dal lavoro precedente, tornano i Requiem for Paola P. con una formazione parzialmente rinnovata e un nuovo disco intitolato Sangue del tuo sangue. Dieci nuove tracce di rock intenso ma di chiara impronta cantautorale per quanto riguarda i testi.

Requiem for Paola P. traccia per traccia

Il disco si apre con Del nostro parlare moderno, che con una sorta di countdown introduce alle varie peculiarità della band, che offre suoni molto duri e testi con propensioni letterarie, pur senza perdere in schiettezza.

Rebel song di certe proporzioni, arriva poi Un’ora d’armi, bellicosa e con un drumming molto forte e intenso. I Rami oltre picchia altrettanto duro, alterna fasi diverse nel cantato, cavalca un’onda di distruzione in cui emerge anche il buon lavoro del basso.

Masticando nebbia chiarisce fin dai primordi che non è arrivato il tempo per una tregua. Qui è la chitarra a esprimere una sofferenza tagliente, appoggiando le istanze della voce. Si rallenta un po’ con la curiosa Tutti questi piccoli cavalli, un po’ mariachi e un po’ malinconia, con i fiati di Marco e Kugio degli Askatasuna.

Si prosegue e si torna a ritmi più irritati con Nulla va lasciato (tra i denti), in un pezzo che si qualifica come fra i più tempestosi del disco, pur con varie fasi da affrontare. Alluvioni cambiò fa emergere qualche attinenza con antichi pezzi dei Marlene Kuntz, pur mantenendo una personalità piuttosto spiccata.

Episodi intensi e cori quasi apocalittici all’interno di Il tuo pasto notturno, e furia distruttiva anche nella seguente Nel Gorgo, muti. Qui la chitarra si impegna in un lavoro di tessitura doppiato dalle tastiere in una struttura tutto sommato sorprendente.

Chiusura con addittivi sintetici per La coda delle nove, che sviluppa in pieno anche le attitudini narrative della band, sempre accompagnate da robustissime sonorità hardcore.

Sei anni possono essere molto lunghi oppure un tempo ragionato: quello che è servito ai Requiem for Paola P. per costruire questo nuovo album sembrano un periodo congruo ad accumulare rabbia e poi a scaricarla, ma anche a scrivere testi ragionati e sensati, in un lavoro che non va preso alla leggera.

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