Tutto si dimentica è il titolo del quarto album di inediti di Rocco Rosignoli. Tutto si dimentica, o meglio, tutto si può dimenticare, ma non si deve, non si può mai davvero realmente. Così il disco si srotola in un acustico poetico politico, per addentrarsi poi in atmosfere scure e claustrofobiche.
Tappeti di strumenti a mantice (armonium, fisarmonica), chitarre, violini e plettri (bouzouki, mandolino), compongono una trama molto varia, suonata interamente dall’autore, che ha all’attivo collaborazioni prestigiose con Alessio Lega, Lee Colbert e Max Manfredi.
Rocco Rosignoli traccia per traccia
Si parte piano e con dolcezza: Di là da quel fiume – Tutto si dimentica è una canzone doppia con una certa discontinuità sia di sonorità sia di sensazioni, per aiutare l’ascoltatore a passare il Lete e a immergersi nell’album.
Almen nel canto si intreccia nelle corde della chitarra, con il violino sullo sfondo e la voce che racconta piano.
Atmosfere un po’ da favola nera e antica quella de Il Mulattiere, che racconta in modo morbido ma cupo. Anche qui si parla di oblio.
Mescola elementi “moderni” con suoni che sanno di antico Tè nel deserto, ma le atmosfere sono più da Olmi che da Bertolucci (o da Bertolucci di Novecento che da Bertolucci de Il tè nel deserto).
La storia triste di Icaro (traduzione del testo di Anne Lister) si alleggerisce un po’ nei suoni, sotto le luci di un tramonto morbido.
C’è l’armonica a bocca ad avviare Piccola Canzone per me (a Claudio Lolli), un collegamento al cantautore bolognese scomparso qualche mese fa ma anche un brano gentile e appassionato.
Un basso nervoso e un recitato a livelli sovrapposti caratterizzano L’ululato, fitta storia di lupi, di inseguimenti e di prede.
Si torna a modi più moderati con Colline, che passeggia con calma aprendo panorami che armonica e violino tratteggiano nei dettagli.
Più gucciniana Celebravamo Cantoni Anonimi, cantata con Rebi Rivale, Francesco Pelosi, Max Manfredi, Alessio Lega, Davide Giromini, per un canto anarchico e rivoluzionario, come si faceva un tempo.
Si chiude con la bonus track Sul selciato di piazza Garibaldi, dedicata ai celebri morti di Reggio Emilia, vittime dell’eccidio fascista del 1° settembre 1944. Altra canzone di memoria, insomma, in un paese che sembra averla piuttosto corta.
Rocco Rosignoli dipinge alcuni ritratti molto vividi in un disco che sa di antico senza risultare mai vecchio. La forza delle canzoni, scritte con attenzione, emerge da un album omogeneo e costruito in maniera sapiente.