Con un titolo un filino drammatico, In quella casa in fiamme ci sono dei bambini, Rokas pubblica il proprio terzo progetto discografico, disponibile su tutte le piattaforme digitali per Digitale 2000.
Prodotto dal duo Granato e con la direzione creativa di Rokas, il disco prende le mosse da alcune reference cinematografiche, su tutte Profondo Rosso. Il risultato: un racconto in tredici tracce pop che con schiettezza esplora l’indifferenza, la paura, gli affetti e i difetti di ognuno di noi davanti al pericolo.
Ruotando attorno all’immagine di una casa in fiamme, simbolo di emergenze e decisioni critiche che la vita mette davanti, Rokas racconta, tra sonorità e tocchi synth in stile anni ‘80, quei momenti in cui il desiderio di agire si scontra con l’inerzia emotiva, a ricordare che non basta guardare da un’altra parte / per non pensarci più.
Diviso in due metà distinte, ma interconnesse, l’album si sviluppa come un ciclo narrativo di pericolo e soccorso che si eleva a potente metafora dell’esperienza umana, dipingendo un quadro vivido delle complessità e contraddizioni che spesso ci si trova a vivere.
Rokas traccia per traccia
Dopo l’introduttiva Gioia violenta, che incomincia a introdurre i suoni del disco, ecco Casa in fiamme, che si allinea su ritmi sostanzialmente dance, sincopati il giusto, per cantare di pericoli e di disinteresse, con vaste dosi di autotune.
Più rilassati i ritmi di Che voglia, che fa pensare come stile a I Miei Migliori Complimenti, solo con qualche goccia di ottimismo in più.
Cattiva parla di litigi e discussioni, usati anche come modi per farsi ribollire il sangue. Si torna in disco, ma piano, con Se cado giù, che fiorisce di sonorità elettroniche su ritmi molto intensi, per finire a parlare di sesso al telefono.
C’è Matilde con Rokas a cantare su Facile, che ha ritmi rallentati, per un brano che parla di cuori che esplodono. Viaggia di metafore e di dinamiche più rapide Scusami, già molto riprodotta su Spotify.
Le vocette televisive americane che fanno da fil rouge per tutto il disco si impadroniscono dell’intermezzo Fine Violenta, prima che il groove e soprattutto una bella linea di basso si espongano al meglio in Non so. Una vita consegnata in mano (“attenta è carica“) in un brano fitto di immagini.
Momenti più morbidi nella notturna e dolce Scemo. Ci sono molti dubbi in Paura di non farcela, che si basa su accordi di pianoforte e un’atmosfera che fa pensare all’hip hop americano.
C’è il featuring con Ghemon, che arriva abbastanza a gamba tesa, a nobilitare Compromessi, che si muove su toni bassi. Altrettanto fa Brutto sogno, che chiude il lavoro.
A dispetto del titolo drammatico (forse un caso di clickbaiting), il disco di Rokas suona abbastanza tranquillo, alternando i ritmi ma senza mai schiacciare veramente sull’acceleratore. Un disco carino, interessante, ma che non scompiglia particolarmente.