Salamone, “Pericoli e ballate”: la recensione

salamonePericoli e ballate è il secondo disco di Salamone: segue il fortunato album d’esordio “Il Palliativo” (2015), grazie a cui l’artista siciliano si è aggiudicato il Premio Bruno Lauzi ed è stato candidato al Premio Tenco per la migliore opera prima, segnalandosi come uno dei cantautori più interessanti della sua generazione. Dieci brani che fanno riferimento alla tradizione della canzone d’autore che non sfigura nei jazz club, con riferimenti a Buscaglione, Paolo Conte e parenti stretti.

Salamone traccia per traccia

Si parte con Pericoli, che intinge la penna nel jazz per confezionare un brano d’apertura piuttosto acido e movimentato. Se non m’inganno introduce discorsi vagamente balcanici per commentare una realtà attuale non proprio perfetta, con finale a loop ripetuto in modo sempre più veloce.

Paris adotta un passo più morigerato, con ombre che si allungano su un racconto dalle tinte noir. Il violinista dagli occhi blu mantiene il discorso su toni malinconici, ma un po’ più mossi, con intervento significativo del sax (di stampo un po’ Marsalis) e sempre con attitudini descrittive e narrative che sono evidenziate dal testo.

Passo cadenzato quello portato avanti da Sandali, più acustica e raccolta intorno a pensieri che scavano in profondità. Maggiore vivacità la porta Nel bel mezzo dell’inverno, ballata dai toni folk quasi celtici con qualche tratto sorprendente. Si torna nel jazz club con Vuoti a perdere, contrabbasso e fiati, e voce che dardeggia tra rimpianti e motivi di tristezza presi con allegria.

Ballata romantica e moderata Sor Piero, con organo vintage sul finale. Chitarra con inclinazioni blues invece tra i protagonisti di Terusa, ballata malinconica ma ruggente. Si chiude con l’armonica a bocca di Anche i cani hanno orecchie, più collegata alla tradizione cantautorale italiana “classica”.

Le sensazioni trasmesse dal disco di Salamone sono variegate ma tutte positive. Una raccolta di canzoni coerenti e con uno stile ben preciso, che pesca da influenze ben note ma senza rinunciare a una propria connotazione precisa.

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