Si chiamano Le note che non vuoi, arrivano dalla zona di Cuneo e stanno cercando di farsi spazio nell’affollatissimo panorama dell’indie rock: il loro primo ep si chiama Cleo, ed è composto da quattro canzoni vivide e piuttosto ispirate.

La band si può vedere dal vivo a Milano il 20 giugno, al TNT Club, il 21 giugno alla Notte Bianca di Savigliano e il 2 agosto a Cuneo al Nuvolari, quando apriranno per i Sick Tamburo. Li abbiamo intervistati.

Mi raccontate la storia della vostra band?

Le note che non vuoi sono nate nel bagno di casa mia quando io (Pietro, chitarra) e Ale (chitarra e voce) abbiamo iniziato a suonare. Abbiamo scritto diversi pezzi strumentali, poi abbiamo smesso per un annetto.

Quando abbiamo ripreso abbiamo deciso di cercare basso e batteria; trovare gli altri due Alessandro ha dato un senso al tutto. Ora siamo consapevoli che nel bene o nel male questo progetto è legato alle nostre quattro persone. Ah, ci siamo spostati dal bagno nel frattempo.

Quali sono state le fonti di ispirazioni per questo ep? Come sono nate le quattro canzoni che lo compongono?

Ogni canzone dell’ep ha una sua storia personale diversa dalle altre: “Neve” è una canzone strana, la musica e il testo sono stati scritti per motivi opposti, forse è stato quello a piacerci; “I cento metri piani” e “Come se dovessi tornare”, anche a livello testuale, son due canzoni legate tra loro, un po’ come se fossero fratello e sorella.

Infine “The hardest love has the coldest end” l’abbiamo scritta dopo l’inizio delle registrazioni, infatti nel progetto iniziale non era presente, ma dopo averla finita volevamo assolutamente che ci fosse.

Dovessi dirti solo un gruppo a livello di influenze ti direi i Verdena, per il modo che hanno di fare musica ancor più che per la musica in sé (che adoriamo).

Anche se poi abbiamo ascolti molto vari, per esempio a noi due chitarristi piacciono i Massimo Volume, e questo magari si sente, mentre nel modo che ha di suonare il nostro batterista ci sento molto i vecchi Red Hot.

So che dal vivo avete già accumulato qualche esperienza e avete aperto anche concerti di artisti già affermati. Cosa potete raccontare di questo tipo di esperienza e come sono state accolte le canzoni dell’ep dal pubblico che avete affrontato finora?

Sono state esperienze bellissime quelle che abbiamo accumulato finora, ci è capitato spesso di trovare delle ottime persone oltre che dei bravi musicisti.

Abbiamo fame di esperienze di questo tipo, ti possono davvero arricchire. Si può imparare molto da chi è già affermato, ma anche chi lo è meno ma è in giro da anni ha tantissimo da insegnarci.

Dal pubblico abbiamo avuto un riscontro positivo, certo durante le aperture non c’era il pienone però le persone che erano davanti al palco erano interessante e non se ne sono andate dopo mezza canzone.

Prossimamente apriremo i Sick Tamburo al Nuvolari di Cuneo, che per la nostra provincia è “il” luogo dove ascoltare concerti, per noi è stata davvero una bella notizia.

L’ep è da considerarsi un anticipazione di un futuro lp? Avete già le idee chiare in merito?

Abbiamo una decina di pezzi scritti dopo la fine delle registrazioni dell’ep, stiamo pensando a un disco ma per ora è tutto molto lontano. Vogliamo suonare dal vivo il più possibile, fare esperienza e conoscere realtà musicali diverse dalla nostra.

Nel frattempo continuiamo a scrivere e lasciamo che il disco cresca da sé, quando saremo pronti a registrare un qualcosa che ci soddisfi ci penseremo più concretamente.

Avete anche collaborato all’avviamento di una vostra etichetta: come è nato il progetto? Avete in ballo altri progetti con altri musicisti?

L’etichetta Cats on Air è nata da tre nostri amici, ai quali dobbiamo il fatto di aver creduto nella nostra musica. In futuro speriamo di poter contribuire alla crescita di questo progetto, magari portando in etichetta altri gruppi della nostra zona o creando scambi con realtà più lontane da noi con le quali stiamo venendo in contatto. E’ tutto a uno stato embrionale, quindi stimolante, ma anche difficile da portare avanti.

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