Dopo aver aperto il cammino con Gringo Vol.1, i Selton completano il loro doppio progetto discografico con l’uscita di Gringo Vol.2, disponibile per Island Records/Universal Music Italia.
Il nuovo capitolo conferma la coerenza concettuale e visiva del progetto: se il primo volume si presentava con il verde, il secondo arriva con una copertina rosa, ideata dal bassista e grafico della band Eduardo “Dudu” Stein.
Verde e rosa sono i colori storici della Mangueira, una delle scuole di samba più importanti di Rio de Janeiro fondata da Cartola, che li scelse come simbolo di libertà creativa e originalità. Un’intuizione che i Selton fanno propria, rifiutando vincoli e classificazioni per riportare al centro la libertà di creare musica “straniera”, curiosa e in continua trasformazione.
Prosegue quindi il viaggio musicale del progetto Gringo, con il Vol.2 che amplia lo sguardo e invita l’ascoltatore a esplorare nuove prospettive sonore ed emotive. La band porta avanti il proprio lavoro artigianale, fatto di sperimentazione continua, prove instancabili alla ricerca di un suono autentico lontano dalle modalità contemporanee più veloci e standardizzate.
Stiamo cambiando così in fretta — nei gesti, nei pensieri, nel nostro DNA — che gli esseri umani che eravamo stanno scomparendo, trasformandosi in qualcos’altro. Per metà essere umani, per metà macchine, viviamo in un dialogo continuo con un futuro che a malapena riusciamo a intravedere. E noi che ci sentiamo ancora piccoli artigiani della musica, abbiamo voluto lanciare la nostra bottiglia nello spazio. Dentro ci abbiamo messo tutto ciò in cui crediamo, tutto quello che vediamo e sentiamo. La nostra poesia imperfetta. Nella speranza che un giorno possa servire a vederci da lontano — ma soprattutto, intanto, ad aiutarci a capirci da vicino
Selton traccia per traccia
Ventura è la sigla iniziale dell’album: come in un film o in un programma televisivo d’altri tempi, si apre con suoni epici e poche parole, prima di lasciare spazio a El Sexo, molto più “terrena” e anche un po’ urban, con un giro insistente e graffiante e la collaborazione di Giulia Mei, che rappa in modo decisamente fitto e convincente.
Dopodiché ecco i Selton nella parte dei Selton: prima l’intermezzo Gringo Furacão, quindi una morbida, tropicale Tudo Bem insieme a Gaia, tormentone estivo evidentemente in ritardo. Ma l’estate carioca arriva quando arriva, con i suoi tempi.
Questioni di soddisfazione quelle discusse in Panda 2013, aperta dalla voce, in chiave malinconica, di Emma Nolde: arrivati all’età di Cristo, i ragazzi si sentono un po’ in croce e di fronte a una serie di soddisfazioni borghesi “mi rompo sempre il cazzo”. Come vi capisco ragazzi: comunque il pezzo procede con moderazione di fronte a un’attualità che si riempie di noia e di archi che addolciscono la vita.
Ma la dolcezza e la malinconia si trovano anche in Vado fuori, dichiarazione per voci e chitarra, forse il pezzo della storia della band più vintage e più legato alla tradizione della canzone sudamericana, proprio nel punto in cui si lega maggiormente alla storia del cantautorato italiano. Anche qui il finale è epico e un po’ anni Sessanta.
Altro intermezzo abbastanza drammatico con Johnny Deeps, mentre Me and My Skate parte in quarta con ritmi accelerati e una tonnellata di concetti elencati a raffica, fischiettando e corricchiando sul posto, con qualche reference qui e là, tipo i Queen.
Bellezze femminili al naturale celebrate in Beati noi, che ospita Francesco Bianconi e Rachele Bastreghi, mentre il brano si sviluppa in un clima festoso e celebrativo. Non proverò neanche a tradurre il titolo di Fica Aqui, limitandomi a descrivere il fatto che è una ballata gentile ed equatioriale, che danza con gentilezza su onde innamorate.
No me llamas si basa su una tessitura sonora e vocale molto fitta anche se poco più che sussurrata, come per far ballare, però senza fare troppo rumore, se non quando intervengono rumori telefonici.
Portoghese e italiano si mescolano morbidamente in Tropicaliente, in cui il pensiero della persona amata fa partire istantaneamente una pubblicità con Sinatra che canta, e il Capodanno, in un treno di idee che può far piacere seguire. Si chiude con una breve reprise di Sangue latino, che apriva il primo volume di Gringo.
Che personaggi, i Selton. Se li ascolti distrattamente sembra che abbiano sempre voglia di far festa e casino. Poi li ascolti meglio e ti rendi conto di come non siano esattamente slegati dalla realtà, semmai il contrario. In questo volume 2 di Gringo radunano molte collaborazioni, un sound un po’ più vintage del solito, una scelta di canzoni molto centrata e fanno capire come le loro teste siano in continuo movimento.
Tutto questo immerso in sonorità che fluiscono in modo del tutto naturale, approfittando di una musicalità che trabocca da tutte le parti. E che sembra sempre cercare punti di contatto, contaminazioni, mescolanze, comunicazioni, come è giusto che sia. Il processo di incontro e il rimescolamento giovano al sound e alla band, capace ormai di progetti complessi come questo, presentati però in tutta semplicità, perfetti per accarezzarci le orecchie.

