Pulp è l’album di debutto di Sergio Andrei, cantautore di Roma classe 1997, per inciso fratello di Cranio Randagio. Pulp svela un mondo tormentato e oscuro, una locanda alcolica in una Roma hollywoodiana sporca e malinconica: in questo disco si vuole raccontare un mondo agli eccessi, ma senza prendersi troppo sul serio. Amori platonici, risse, osterie, bicchieri, depressione. 

Le tematiche sembrano particolarmente pesanti ma, assumono, nel contesto, una vena ironica e scanzonata. Pulp include i “pulp magazine”, i romanzi hard boiled, il cinema di genere, la letteratura e il mondo di vignette e copertine. All’interno di questo viaggio, si potranno conoscere i diversi personaggi che passano nei ricordi del protagonista e quindi nella locanda stessa. A volte sono persone, altre, emozioni o oggetti. Ricordi e dubbi. 

I diversi racconti che compongono “Pulp” sono tutti avvenuti in una locanda. O, al massimo, sono stati portati lì dentro dal barista. Evocati. Ricordati. Un quadro composto di personaggi e personalità. Di amori e amicizie. Di preghiere e bestemmie.

Sergio Andrei traccia per traccia

Si parte da Genesi, un brano dinamico e abbastanza nei canoni di un pop rock malinconico e malconcio, ricco di ritmo e di paure.

Altre malinconie e toni un po’ più scuri per Borgata apatica, che assomiglia più a una canzone d’amore che di periferia.

Si va sul ritratto con Maria, animata dalla chitarra e da un crescendo sempre emozionale.

Ballata d’atmosfera ma molto narrativa, ecco poi Vite da bar. La personalità da cantautore emerge in pieno in questo tipo di brani, pieni di sentimento ma anche di voglia di raccontare.

Titolo un po’ alla Vasco (il cui fantasma aleggia qui e là per tutto il disco), ecco poi Brava che sei, quasi rappata, a raccontare amori falliti e incontri sbagliati.

Altro ritratto femminile, ecco poi Zingara, che approfondisce dolori e tentativi di comprensione, con il pianoforte a fare da background. Riferimenti ad Amici miei alla partenza di Quelli di sempre, che parla di legami che partono da lontano con modi morbidi e un po’ nostalgici.

C’è il synth per raccontare Giulia, ancora animata da voglia di tratteggiare nei dettagli. C’è un po’ dell’atteggiamento di Fulminacci all’interno di Ciò che rimane, con parecchia chitarra, un po’ di batteria, un po’ di leggerezza, soprattutto apparente.

Si chiude con Messo al mondo, che sa di ballad atmosferica, morbida e avvolgente, trattando di anime.

Una scrittura molto personale e intensa, con suoni del tutto contemporanei e qualche riferimento ai cantautori storici: Sergio Andrei mette a punto le proprie virtù espressive in un disco ricco e completo, capace di colpire a fondo.

Genere musicale: cantautore

Se ti piace Sergio Andrei assaggia anche: Fulminacci

Pagina Instagram Sergio Andrei

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